La casa del Signore
10 marzo 2016
Un giorno una parola – commento a Ebrei 3, 5-6
Giuseppe disse alla moglie di Potifar, che voleva sedurlo: «Come potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?»
Genesi 39, 9
Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio come servitore per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunciato, ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa; e la sua casa siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza di cui ci vantiamo.
Ebrei 3, 5-6
La riflessione dell’autore non sottrae niente al valore di Mosè, ma intende porre in evidenza la particolare grandezza dell’opera di Gesù, che manifesta la fedeltà esemplare di un figlio nell’amministrare i beni del padre. Mosè è un servitore della casa ma Gesù è il Figlio del padrone di casa. Antico e Nuovo Testamento sono in continuità ed entrambi indispensabili nella storia della salvezza. La casa è l’immagine del popolo di Dio, si tratta di noi donne e uomini chiamati alla fede nel nostro tempo. Abitualmente quando si dice casa del Signore, si pensa a un luogo fisico e in particolare a un luogo di culto. È chiaro che si tratta di una comprensione non solo riduttiva, ma anche biblicamente inesatta: la sua casa siamo noi. Credo che l’affermazione sia inequivocabile; si tratta non di mattoni ma di persone. Essere casa significa anche contenere qualcosa e qualcuno, la mente va all’affermazione di Paolo: Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? (I Corinzi 6, 19).
Quanto valore ha per il Signore siffatto edificio! La franchezza e la speranza sono i segni che rivelano la nostra identità di casa del Signore; la Chiesa di Cristo è riconoscibile nella storia perché agisce senza inganni e testimonia il messaggio di Cristo anche nei tempi e nei luoghi dell’ombra della morte, proprio com’è scritto in I Pietro 3, 15: Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi. Il nostro vanto, in altre parole, ciò che qualifica la nostra identità, si rivela in franchezza e speranza. Tutto è riconducibile alla fedeltà dei servitori della Parola, in primo luogo alla fedeltà totale di Gesù, Figlio di Dio.