A scuola di lobby
11 febbraio 2016
A colloquio con il deputato democratico Eric Pettigrew
Qui negli Usa le persone di fede danno un grande peso ai valori del patto costituzionale, tra cui la separazione tra religioni e potere politico. Separazione, non isolamento. Le religioni, infatti, partecipano alla vita politica del paese, esprimendo opinioni ed elaborando proposte, facendo “lobby”.
Lobby è una parola che in Italia fa paura, perché richiama gruppi di pressione oscuri e potenti. Essendo oscuri non è neanche sicuro che esistano veramente. In America invece non è così: le lobby sono al centro del processo politico pertanto e devono essere visibili e palesi. Qui “fare lobby” è considerato salutare per la democrazia, perché l’elettore interloquisce con l’eletto, che non può sottrarsi all’incontro.
Le chiese devono essere preparate nel fare lobby come lo sono gli altri. Ho partecipato a una giornata organizzata da “Faith Action Network” (Fan - Rete per la fede attiva) a Olympia, presso il Senato e il Congresso dello Stato del Washington. Una sorta di “scuola di lobby”. Anche se Fan è nata in ambito luterano, i circa 400 partecipanti alla giornata provenivano da chiese cristiane di varia denominazione e da diverse sinagoghe. Suddivisi secondo i collegi elettorali di appartenenza (ogni collegio elegge due deputati e un senatore), abbiamo studiato le questioni politiche che interessano le chiese, come scuola, carceri, povertà, senzatetto, traffico di esseri umani e ambiente.
Con una dozzina di persone sono stato assegnato al collegio 37, quello della chiesa che mi ospita. Nel primo pomeriggio 20 minuti di colloquio col deputato democratico Eric Pettigrew. Il deputato si metteva in gioco e rispondeva punto su punto nel merito alle questioni poste. Mi ha colpito che il deputato non deviava dalle domande con i canonici «Il problema è un altro» oppure «Anzitutto volevo dirvi che…»; anzi, a un certo punto è stato lui a incalzarci dicendo: «Ehi, questa è ideologia, torniamo sul punto».
Pettigrew ha anche fatto capire come non esista una disciplina di partito. «Devo essere credibile con gli elettori e con i colleghi eletti, perché se voglio convincerli su un punto, devo essermi mostrato ragionevole su altri. Solo così si arriva al traguardo dei 50, 26 e 1, senza il quale ogni azione politica è inutile», alludendo alla maggioranza al Congresso, al Senato e alla firma necessaria del governatore.
Dopo il colloquio con il deputato, il gruppo intero si è riunito per dibattere con altri deputati e senatori su temi d’interesse generale, per valutare insieme l’andamento della giornata di lobby.
Ogni sistema politico ha i suoi aspetti negativi e lo ha anche quello americano che funziona con le lobby. Tuttavia, l’idea di non subire il processo legislativo, ma di parteciparvi anche comunicando un semplice dissenso è molto interessante. È vero che le chiese potrebbero essere tentate dal mischiarsi troppo col potere, ma di certo un buon deterrente alle commistioni è il fatto che le comunità di fede non ricevono soldi dalle casse pubbliche.