Testamento biologico, finalmente si discute
09 febbraio 2016
Approdate alla Commissione Affari Sociali della Camera otto proposte di legge
Lento pede, ma anche in Italia procede il dibattito sul “testamento biologico”. Una discussione per tanto tempo rimandata e inibita in anni recenti dallo scontro ideologico delle parti politiche.
Già nell’ottobre 2008 il Parlamento italiano aveva avviato l’esame di un testo unificato recante disposizioni sul consenso informato e sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Ma la bagarre dei partiti un aula aveva di fatto inibito un sereno dibattito nazionale in materia di fine vita. Così, il 12 luglio 2011, concluso frettolosamente l'esame del testo, la Camera aveva trasmesso al Senato, il quale aveva preferito lasciar cadere. Nel frattempo, nel febbraio 2009, il “caso Englaro” era esploso di fronte ad un’opinione pubblica totalmente impreparata.
Alla luce dei precedenti, l’approdo di otto proposte di legge depositate da altrettanti parlamentari presso la Commissione Affari Sociali della Camera ha dunque il sapore di un’occasione nuova. Dallo scorso 4 febbraio, al vaglio della Commissione vi sono i due temi centrali, giuridici ed etici, che giornalisticamente vanno sotto il titolo di “testamento biologico”: ovvero il consenso informato e la cosiddetta Dat (dichiarazione di volontà anticipate nei trattamenti sanitari). Stando ai testi depositati, il consenso informato è la premessa costituzionale su cui si fonda l’”alleanza terapeutica” tra medico e paziente, il quale è protetto dal diritto di essere informato in modo completo e comprensibile e dal conseguente principio della volontarietà del trattamento. Senza venir meno a questi diritti cardine, la quasi totalità delle proposte di legge presentate in Commissione prevedono che a cittadini maggiorenni capaci di intendere e di volere sia data la possibilità di redigere una dichiarazione anticipata che specifichi la propria volontà in merito ai trattamenti sanitari e di cura, inclusa la nutrizione artificiale: una misura a cui è previsto si possa rinunciare. La Dat, si capisce, entrerebbe in vigore solo e soltanto nel momento in cui venisse attestato a livello medico il venir meno della capacità decisionale del paziente.
Altri punti in comune delle proposte attualmente al vaglio sono l’esplicita normazione contro l'accanimento terapeutico e il ribadito divieto dell'eutanasia, dell'assistenza o dell'aiuto al suicidio. Sullo spinoso tema dell’eutanasia è d’altronde atteso un altro tavolo di discussione, quello che si aprirà il 2 marzo in Commissione giustizia.
In attesa di conoscere gli sviluppi dei lavori parlamentari, la relatrice Donata Lenzi (Pd) ha dichiarato che l’approdo in aula di un provvedimento unico è previsto per il prossimo marzo.