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Tra sacro e profano: un presidente iraniano a Roma

Il presidente iraniano Hassan Rouhani è in visita ufficiale in Italia. Un evento storico, un’agenda fitta d’incontri. Sacri ma soprattutto profani

È la prima volta che Hassan Rouhani visita un paese occidentale, è la prima volta che papa Francesco incontra un massimo rappresentante del mondo islamico sciita. Eventi politici che hanno il sapore della svolta storica, ma che a ben vedere maturano da lontano.

L’ultimo presidente iraniano a visitare l’Italia fu, nel 1999, il riformista Mohammad Khatami. Nel 2005, l’ascesa al potere di Mahmud Ahmadinejād – esponente dell’ala conservatrice, immediatamente celebre in Occidente per le sue esternazioni antisioniste e antiamericane – aveva segnato un brusca battuta d’arresto anche nelle relazioni bilaterali con l’Italia. Ma nell’estate 2013, l’elezione del “moderato” Hassan Rouhani – in qualche modo figlia delle proteste del “Movimento Verde” che nel 2009 avevano fatto tremare le ginocchia al regime di Teheran – fecero tirare un sospiro di sollievo a tutta la comunità internazionale, contribuendo ad una progressiva riapertura del paese. Prima dell’era Ahmadinejād, Rouhani era stato segretario del Concilio di Sicurezza Nazionale, conducendo assieme al suo team di esperti proficui negoziati internazionali proprio sul programma nucleare iraniano. La guerra di Bush in Iraq e l’acuirsi delle tensioni d’area, culminate, in Iran, nell’elezione di Ahmadinejād, avevano distrutto le relazioni pazientemente intessute dallo “Sceicco diplomatico” (così viene chiamato Rouhani ai tavoli internazionali), che dieci anni dopo sembra voler riprendere da dove aveva lasciato. A partire da Italia e Francia: dalla vecchia Europa.

Com’è noto, dal 16 gennaio scorso Usa e Ue hanno sospeso le sanzioni anti-nucleare risalenti al 2006, ma ad essere favorevole è il quadro internazionale nel suo insieme: se la priorità dichiarata dell’Occidente è una risposta coordinata all’Isis, il paese leader del mondo islamico sciita non può che assurgere ad interlocutore. È dunque in quest’intricato quadro economico-politico che va compreso il viaggio europeo del presidente iraniano.

Tornato all’onor del mondo, con 78 milioni di abitanti (di cui i due terzi hanno meno di 35 anni) l’Iran si candida a futura potenza industriale. «Voglio rafforzare i rapporti bilaterali ed esplorare le opportunità», ha twittato Rouhani appena atterrato in Italia (sì, anche gli iraniani twittano). Assieme a sei ministri del suo governo il presidente iraniano ha imbarcato per Roma 120 imprenditori e dirigenti di aziende pubbliche. Per gli imprenditori italiani, è evidente, la corsa all’oro è appena cominciata; mentre per il regime iraniano il tour italo-francese rappresenta una duplice imperdibile occasione: di rilancio economico e di rilegittimazione internazionale. Nella sola giornata di ieri, tra il ricevimento in pompa magna al Quirinale (ore 12.00) e l’incontro con Renzi al Campidoglio (ore 19.00), la delegazione iraniana ha trovato il tempo per un faccia a faccia con diversi esponenti di Confindustria, da Claudio De Scalzi, amministratore delegato di ENI, ad esponenti di Saipen, Enel, Finmeccanica e Ferrovie. Poche ore di negoziato sono bastate alla Danieli (leader mondiale nella produzione di impianti siderurgici) per firmare accordi da 5,7 miliardi di euro, seguita a ruota dal gruppo italiano Gavio che si candida alla ristrutturazione delle rete stradale iraniana. 13 memorandum siglati per un valore di 17 miliardi di euro è il bilancio della giornata di ieri.

Ma tra un business e l’altro si è fatta anche un po’ di politica. Se le parole di Rouhani sulla comune lotta al terrorismo di matrice islamica hanno contribuito al disgelo, anche sul mero piano bilaterale il presidente iraniano è stato prodigo di aperture: in cambio del ripristino delle «antiche positive relazioni» con il nostro paese, l’Iran si impegna ad appoggiare l’Italia nella sua battaglia diplomatica per l’ottenimento di un seggio non permanente all’Onu. Grande assente dal tavolo, lo si sapeva, il cruciale tema dei diritti umani. Tra ieri e oggi, in concomitanza con la visita diplomatica, l’associazione “Nessuno Tocchi Caino” ed altre organizzazioni per la difesa dei diritti dell’Uomo hanno dato vita ad una manifestazione in piazza del Pantheon. Ma il tema, lasciato in secondo piano per non infastidire il celebrato ospite, è stato volutamente eluso anche dai media nazionali.

Prima di volare in Francia ad acquistare un centinaio di Airbus per l’aviazione civile iraniana, questa mattina alle 11 Rouhani si è recato in visita da papa Francesco. In attesa dei contenuti di questi attesissimi colloqui, dal Businnes Forum Italia-Iran un messaggio chiaro è già giunto in Vaticano: «La religione ci insegna la sopportazione. Ci insegna che la sinagoga, la chiesa, la moschea esistono una accanto all’altra», ha dichiarato, davanti ai suoi amici imprenditori, il presidente iraniano. Una frase che non risolve il problema delle libertà nel regime degli ayatollah, ma che quantomeno è di buon auspicio alla vigilia della giornata della memoria.

Foto Von Kremlin.ru, CC-BY 4.0, $3

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