Porte rosse per i profughi
22 gennaio 2016
In Gran Bretagna gli appartamenti dove abitano i migranti vengono colorate; un segno che riporta alla stella di Davide ma anche alla Pasqua dell’Esodo, quando Dio risparmiò gli ebrei
Apartheid: una parola che ci rimanda al passato, al Sudafrica, alla lotta infinita di Martin Luther King, all’insanabile divisione tra bianchi e neri. Non pensavamo che potesse riapparire sul più autorevole giornale della Gran Bretagna, il Times, per parlare di cose di oggi, che succedono nella periferia di Middlesbrough, dove centinaia di immigrati e richiedenti asilo, per lo più provenienti da Siria, Afghanistan e Iran, sono stati “sistemati” in case di proprietà di una società multinazionale, che ha deciso di dipingere con vernice rossa le porte degli appartamenti occupati dagli immigrati, per facilitare il “controllo dall'esterno”. Insomma si sopporta il fatto di doverli fare entrare nel paese, ma li si rinchiude subito, peggio che in carcere, perché qui sono esposti agli insulti degli abitanti del quartiere e al lancio di uova e altri oggetti contro le loro abitazioni.
Il giornale inglese ha osato paragonare questa imposizione a quella nazista del bracciale giallo e della stella di Davide agli ebrei. Sono state individuate 155 case con la porta rossa, uno degli inquilini ha detto di aver pitturato la sua porta con altro colore ma che la proprietà aveva immediatamente ripristinato il rosso.
Di fronte a questa disumanità, forse bisognerebbe avere la leggerezza di Roberto Benigni, quando, all’inizio del film La vita è bella, spiega a suo figlio il divieto di ingresso agli ebrei comparso nella vetrina di un negozio. Come se fosse un nuovo gioco, quello che continuerà nel campo di concentramento fino all’arrivo liberatore del carrarmato sovietico.
Anche se ha poco a che fare con quanto succede in Gran Bretagna e altrove, mi è venuto in mente un brano nel libro dell’Esodo, quello in cui viene istituita la Pasqua (il passaggio). Dove si parla di architrave e stipiti delle porte che devono essere spruzzate di rosso, di sangue dell’agnello o del capretto che gli ebrei, prigionieri e schiavi nell'Egitto del Faraone, hanno l’ordine di mangiare, per ordine dell'Eterno, il decimo giorno del mese «con i fianchi cinti, i calzari ai piedi e il bastone in mano. Quella notte, dice l'Eterno, io passerò per il paese d'Egitto e percoterò ogni primogenito, tanto degli uomini quanto degli animali, farò giustizia di tutti gli dei d’Egitto; il sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete, e quand’io vedrò il sangue passerò oltre; non permetterò al distruttore d’entrare nelle vostre case per colpirvi».
Mi piace pensare che chi sta dietro quelle porte, ora rifiutato o controllato, la speranza sarà portata dal soffio dello Spirito Santo nelle case che Dio ha promesso, a loro profughi musulmani, e anche ai cristiani duri di cuore come me, come molti... In città senza periferie, in case con le porte di tutti colori, appena socchiuse, per schermare la luce del sole, per essere aperte con una leggera spinta da chi desidera entrare.