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Chi è Gesù, ieri e oggi?

Un giorno una parola – commento a Marco 2, 5

Nessun abitante dirà: «Io sono malato». Il popolo che abita Sion ha ottenuto il perdono della sua iniquità
(Isaia 33, 24)

Gesù disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati»
(Marco 2, 5)

Immaginiamo la scena: Gesù è in casa, una casa gremita di persone, tanto da non lasciare libero il passaggio; sta annunciando la parola, la sua parola liberatrice e sanante. Ha già guarito un lebbroso e la sua fama sta velocemente facendosi strada, tanto da spingere quattro persone ad osare scoperchiare il tetto della casa per calarvi un uomo immobilizzato in un lettuccio. È paralitico, non ha speranze di poter guarire; la sua condizione invalidante lo pone ai margini di una vita concepita sul binomio peccato-malattia. Immagino la concitazione di quegli attimi, le speranze nutrite verso questo nuovo guaritore venuto da Nazareth, lo stupore di sentirsi dire Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati. Finalmente qualcuno che mette in risalto l’intera persona e non si ferma all’apparenza, a ciò che il mondo era abituato a vedere e sul quale era, ed è, abituato a giudicare.

Gesù si fa garante della riabilitazione di colui che era considerato un rifiuto; perdona e guarisce il paralitico, presentando una nuova immagine di sé, che esula da quella del buon taumaturgo. Non era lì solo per donare forza alle membra rinsecchite, ma per donare vita completa. E chi mai avrebbe potuto osare tanto? Chi mai avrebbe potuto mettersi allo stesso livello di Dio? Gli scribi presenti si scandalizzarono subito perché, seppur consci dell’importanza della guarigione interiore rispetto a quella esteriore, non potevano accettare che ciò avvenisse in un uomo ritenuto, dalla mentalità comune, colpevole della propria malattia, e, per di più, da uno sconosciuto che osava paragonarsi a Dio. Chi era mai costui? Chi era questo Gesù? Chi è per me, per te, per noi, ieri ed oggi, Gesù? Non pretenderemo certo di esaurire in poche righe un simile argomento, ma possiamo rispondere in semplicità alla domanda degli scribi guardando al paralitico perdonato e poi guarito: Egli è colui che - più di chiunque altro, più del mondo, più degli stereotipi ed addirittura più di ogni slogan - è in grado di guardarci senza condizioni, senza giudizio, e di compiacersi di noi; è colui che ci ama completamente e ci ama così qual siamo; è colui che conosce a fondo le nostre vie, che comprende da lontano il nostro pensiero e, soprattutto, colui che ci ha fatti, e che ci ha fatti in modo stupendo.

Foto "S. Apollinare Nuovo Paralitico" by anonimus - [1]. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.