Il programma dell’anno
28 dicembre 2015
Un giorno una parola – commento a Giosuè 24, 24
Il Signore, il nostro Dio, è quello che serviremo, e alla sua voce ubbidiremo!
(Giosuè 24, 24)
Fratelli, miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore
(I Corinzi 15, 58)
Il pensiero ebraico dà molta importanza alla distinzione e all’ordine in cui sono messe queste due azioni: servire e ascoltare. Il verbo tradotto con «ubbidiremo» si può infatti tradurre più correttamente con «ascolteremo». Prima viene l’azione, la pratica della giustizia; poi viene l’ascolto, la riflessione. Prima agisci, poi rifletti su quello che hai fatto e verifichi se corrisponde alla volontà di Dio. Detto in modo più radicale: solo se ti muovi e agisci puoi veramente comprendere ciò che Dio vuole da te; solo agendo capisci Dio.
C’è del vero in questa interpretazione. Ma dobbiamo premettere: puoi agire e comprendere solo perché Dio ha già operato e opera. L’azione di Dio non si limita a un momento, ma ti accompagna nel tuo operare e nel tuo comprendere.
La portata del Natale non è limitata al giorno del 25 dicembre; getta la sua luce su tutto l’anno che comincia. Ogni giorno Gesù ci porta la vicinanza di Dio: Dio con noi. In questo senso Natale è il vero capodanno; contiene il programma dell’anno. Con Gesù Dio si dimostra il nostro Dio; e allora: il nostro Dio serviremo, nella lode quotidiana e nell’amore che dà spazio al prossimo. Alla sua voce ubbidiremo: ascolteremo la sua parola per comprendere che cosa ha fatto per noi e che cosa ci permette di fare.