Se questa è la buona scuola…
26 novembre 2015
Riflessioni di alcuni genitori sul ruolo della scuola dell’obbligo
Nelle elezioni di metà mese in cui sono state rinnovate le cariche rappresentative dell’istituto comprensivo «De Amicis» di Luserna San Giovanni è uscito il nuovo consiglio di istituto che lavorerà per i prossimi tre anni e che è composto in larga maggioranza dalla lista che negli ultimi mesi ha lavorato molto a livello di comunicazione dei disservizi e della scarsa comunicazione fra la dirigenza e i genitori stessi. A raccogliere più voti è stato Alberto Piergiovanni presidente uscente (133 voti) per quanto riguarda le rappresentanze dei genitori. È interessante notare l’alta affluenza: le due liste dei genitori che concorrevano hanno raccolto 351 voti e si racconta di lunghe, ordinate, code in attesa del proprio turno. Un bell’esempio di democrazia partecipata in una scuola che ne sente il bisogno, come ci ha scritto Anna Gallino, sostenuta da altri 18 genitori. «Quello che noi genitori della scuola primaria capoluogo di Luserna stiamo vivendo negli ultimi tempi è un netto peggioramento del servizio scolastico.
In primis, è venuta a mancare la comunicazione scuola-genitori, che dovrebbe essere prioritaria quando da formare, educare, far crescere, sono bambini tra i 6 e gli 11 anni, che saranno i cittadini di domani. Che vivono a scuola tanto tempo, ma che per fortuna hanno, normalmente, dei genitori che vorrebbero essere resi partecipi, a volte anche stimolati e aiutati dalla scuola, e non messi da parte perché potenzialmente pericolosi.
A questo proposito, potremmo portare vari esempi. Già una mamma aveva denunciato la mancata comunicazione di un’entrata posticipata per riunione sindacale entro tempi accettabili dal buon senso. Anche tante altre comunicazioni arrivano “in extremis”, quando proprio non se ne può fare a meno, ma decisamente in ritardo per potersi organizzare in famiglia per far fronte alla sopravvenuta necessità. Con pochissimo preavviso ci è stato dato l’avviso riguardante le assemblee di classe e le seguenti elezioni dei rappresentanti; in ritardo pure la comunicazione in merito alla necessaria presentazione delle liste per il rinnovo del Consiglio d’Istituto. Vien da chiedersi se non sia un tentativo di sabotare la vita democratica e partecipata della scuola. Oppure è “soltanto” disorganizzazione?». Se questo era il tentativo le elezioni di metà mese sono state una risposta forte e chiara. Ma la situazione è davvero difficile e sono gli studenti e le studentesse stesse a raccontare ai genitori cosa succede a scuola. «Su aspetti più quotidiani della vita scolastica, le notizie che abbiamo sono solo quelle frammentarie ricevute tramite i nostri figli: “sai mamma, non si possono più festeggiare i compleanni” e “l’intervallo è diventato cortissimo e non possiamo più andare in cortile”, oppure “in cortile non si può correre”, ancora “ci sono i pidocchi in palestra”, e in ultimo “mi piaceva di più andare a scuola l’anno scorso: quest’anno non si può più fare niente”. Ci chiediamo quando potremo sapere, tramite comunicazioni ufficiali, tutte queste belle novità. Ci chiediamo, inoltre, se la scuola non si stia trasformando in un lager: via le ricorrenze da festeggiare, via la possibilità di andare in cortile e di giocare nell’intervallo, via la possibilità di confronto. Cos’altro succederà?»
L’importanza che ricopre l’intervallo come momento di socializzazione è nota e Gallino si sofferma alla fine anche sulla questione sport. «Anche riguardo lo sport, sorgono degli interrogativi: persa alcuni anni fa la possibilità di frequentare il corso di pattinaggio a causa della mancanza di un autista per il pulmino del comune, non vorremmo rischiare di perdere anche la piscina. Sarebbe assurdo, visto quanto fa bene il nuoto e quanto sia vicina la piscina comunale. Gli anni passati, alcune classi a questo punto dell’anno avevano già partecipato a metà corso di nuoto: quest’anno l’immobilismo della dirigente pare aver contagiato anche quest’ambito della vita scolastica». Le richieste dei genitori sono molto semplici. «Chiediamo comunicazioni chiare e tempestive, chiediamo di non rovinare ulteriormente, per rigidità e autoritarismo, ciò che funzionava, perché nella scuola di cose che non funzionano ce ne sono già tante.
Chiediamo, inoltre, una scuola che rispetti veramente i diritti dei bambini, delle bambine e delle famiglie, il diritto all’educazione sotto tutti gli aspetti e non solo sotto quello meramente nozionistico, che non fa certo amare la scuola e la cultura ai nostri figli, per quanto siano spinti e sostenuti a farlo dai genitori.
Questa sì che sarebbe una buona scuola».