Migranti. “Siamo fratelli”, l'appello all'accoglienza dei cristiani di Venezia
26 novembre 2015
Il testo del documento letto pubblicamente sul Ponte della Paglia
Si sono ritrovati lunedì pomeriggio sul Ponte della Paglia. C'erano il patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia, l'archimadrita Evangelos Yfantidis della Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia e di Malta, la pastora valdese Caterina Griffante, i pastori luterano e avventista Bernd Prigge e Davide Mozzato, e i rappresentanti di altre quattro chiese – ortodossa russa, anglicana, ortodossa romena, copta apostolica – per leggere a turno, sullo sfondo del Ponte dei sospiri, nelle proprie lingue d'origine, l'appello congiunto intitolato “Siamo fratelli”. Fratelli non solo gli uni degli altri, in quanto cristiani di confessioni diverse che si ritrovano insieme, ma fratelli soprattutto di coloro che sono costretti a lasciare le loro terre per guerre e povertà. E' un appello all'accoglienza quello dei cristiani di Venezia che ritengono di “non potere rimanere in silenzio davanti all'evento epocale delle migrazioni di popoli nel mondo, migrazioni che arrivano fino alle nostre terre”. Pensato prima dei fatti di Parigi, l'appello diventa ancora più pressante per le ripercussione negative che gli attentati nella capitale francese possono avere sul destino dei profughi che cercano di raggiungere l'Europa.
Il documento – che domenica 29 novembre verrà letto nei luoghi di culto delle chiese firmatarie - ribadisce la dignità di ogni persona umana indipendentemente dalle appartenenze etniche, culturali e religiose e ricorda come l'intero insegnamento biblico, tanto nell'Antico quanto nel Nuovo Testamento, sia orientato all'accoglienza dello straniero. Gesù stesso ha affermato “Ero straniero e mi accoglieste”. Per questo “come cristiani, noi crediamo che nello straniero che arriva nella nostra terra, il nostro Signore Gesù Cristo ci fa il grande onore di venirci a visitare. Esortiamo perciò le nostre comunità cristiane ad accogliere gli immigrati come una visita speciale di Gesù Signore”. Lo straniero che viene in mezzo a noi non deve dunque essere fonte di paura e di chiusura, bensì “annuncio di speranza, di fecondità, di futuro”.
Dalla stesura e presentazione dell'appello è nata la proposta di istituire nella città un tavolo di dialogo interreligioso. Il documento si può scaricare da questa pagina web.