A Pinerolo un presidio dopo i fatti di Parigi
17 novembre 2015
Mercoledì 18 novembre in piazza Vittorio Veneto un momento di incontro per le vittime di una follia che nulla ha a che vedere con la religione e la fede
I terribili fatti di Parigi hanno ovunque suscitato reazioni: in alcuni casi reazioni violente e rabbiose, in altri, fortunatamente la maggioranza, orientate al dialogo, alla creazione di un fronte comune contro una violenza cieca ed ingiustificata, contro un odio che non ha nessuna ragion d'essere.
È ovvio per chiunque conosca il mondo nel quale vive, che gli attentati parigini non hanno nulla a che vedere con l'Islam o con precetti religiosi. Si tratta di interpretazioni strumentali e deviate che uomini senza scrupoli accecati dall'odio fanno dei testi sacri, violentandone significati e dettami.
Anche la città di Pinerolo è stata toccata intimamente dalla violenza d'oltralpe, ma invece che chiudersi nel dolore, la città ha deciso di reagire, tanto che domani, mercoledì 18 novembre, alle 17, in piazza Vittorio Veneto parteciperano al presidio organizzato dall'amministrazione comunale, anche la diocesi e la comunità islamica locali, che da sempre dialogano e collaborano in un'ottica di conoscenza e amicizia reciproche, ma che in questo particolare momento hanno lavorato più approfonditamente.
«Mi è venuto spontaneo pensare ad un momento di comunione per pregare – racconta Piergiorgio De Bernardi, vescovo di Pinerolo – ricordando che cristiani e musulmani amano la preghiera, soprattutto nei momenti di difficoltà e ricerca della verità.
L'idea è nata domenica sera, seguendo le notizie alla televisione, e pensando che l'Islam non era ciò che vedevo, ma chi avevo vicino: dei ragazzi richiedenti asilo provenienti da zone di guerra e violenza. Anche loro erano inorriditi».
La comunità islamica pinerolese ha subito accolto con entusiasmo l'idea di un momento comune, aperto a credenti di ogni confessione, così come ai non credenti. Nata sulla fine degli anni novanta, la comunità di Pinerolo ha da sempre avuto un ottimo rapporto con la città, integrandosi perfettamente e dialogando continuamente con le diocesi e le chiese locali.
«L'incontro di domani è fondamentale per ribadire ancora una volta che l'Islam non è l'Isis. – sottolinea Hamid Tayert, referente del gruppo diocesano per l'amicizia islamico-cristiana – I fatti di Parigi rappresentano un danno duplice: in primo luogo perché siamo tutti esseri umani ed è un danno per l'umanità intera quando qualcuno perde la vita così. E poi perché questi individui continuano ad infangare la reputazione dell'Islam, appropriandosi senza diritto del nome di stato islamico, ma che di Islam non hanno nulla: l'Islam è una religione di pace.
Rispettare le altre religioni è un pilastro fondante della religione islamica: partendo da questo, non esiste nessun conflitto tra le religioni. Rispettandosi c'è terreno fertile per integrazione e dialogo, e rispetto, e pace. Bisogna dimostrare che nessuna religione vuole la violenza. Il mondo ha bisogno di tutt'altro».
È della stessa idea anche Gianni Genre, pastore valdese di Pinerolo: «Quello che ha compiuto tali violenze non è l'Islam, ed il solo modo per evitare la frattura con l'occidente che l'Isis vuole provocare, è isolare, con il dialogo e l'incontro, quell'infinitesima parte di violenti.
Il non conoscersi può produrre diffidenza: incontrandosi e conoscendosi si rimuovono le etichette, i pregiudizi e gli stereotipi. Con il dialogo si combatte l'Isis nelle nostre teste, nel sentire comune della gente».
L'incontro di domani ha lo scopo di mostrare come le violenze perpetrare dai terroristi non abbiano nulla a che fare con la religione o la fede, di qualsiasi tipo essa sia: la condanna è solenne ed unanime, ed arriva congiuntamente da tutte le espressioni religiose della città, proprio a dimostrare che nessun musulmano sinceramente credente conosce l'odio o la prevaricazione, e che il dialogo e la conoscenza reciproca sono gli strumenti migliori per comprendere che tutti coloro che credono nella pace e nell'amore sono fratelli.