La ricerca di Dio
02 novembre 2015
Un giorno una parola – commento a Geremia 29, 13-14
«Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi», dice il Signore.
(Geremia 29, 13-14)
Gesù disse: «Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli»
(Matteo 18, 19)
Questa parola di Dio giunge al popolo che si trova in esilio a Babilonia tramite il profeta Geremia il quale, da un lato recide alla radice la speranza di un ritorno imminente in patria, dall’altro combatte l’abbattimento di coloro che si sentivano abbandonati dal Signore. Un sentimento di abbondono che genera una profonda crisi di fede alimentata inoltre dall’impossibilità di incontrare Dio nei santuari e attraverso le formule proprie della tradizione religiosa. Deportati in una terra straniera e privati di qualsiasi luogo di culto.
Ma ecco la novità, la buona notizia portata dal profeta: esiste un luogo in cui il contatto esistenziale con il Signore è ancora possibile, è sempre possibile, e questo luogo è il cuore. Lì, nell’interiorità profonda, è possibile trovare il Signore perché lui si lascerà trovare. Bisogna notare che il profeta parla a un voi: «Voi mi cercherete e mi troverete… io mi lascerò trovare da voi». La ricerca di Dio e l’incontro con Dio sono vissute al plurale, in un contesto comunitario e felice è dunque l’accostamento oggi proposto con la parola di Gesù: «Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli». Non un cuore solo e solitario ma due cuori. Due cuori accordati come gli strumenti musicali in un’orchestra: questa è la musica (la preghiera, la richiesta, l’invocazione) che Dio ode. Da questo accordo, da questo appello comunitario anche minimo, Dio si lascia trovare.