La testimonianza di Giobbe
09 ottobre 2015
Un giorno una parola – commento a Giacomo 5, 11
Il Signore, vostro Dio, è misericordioso e pietoso, lento all’ira e pieno di bontà, e si pente del male che manda
Gioele 2, 13
Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso
Giacomo 5, 11
Avete udito parlare della costanza di Giobbe... sì, naturalmente: Giobbe è probabilmente uno dei personaggi biblici più noti; anche se non si padroneggia a fondo la sua storia, la si conosce comunque per sommi capi, inizio, svolgimento ed epilogo. Non è una storia bella, piacevole, una di quelle vicende che ci augureremmo di vivere anche noi; e bisogna riflettere se il lieto fine possa rivalutarla perché è vero che va a finire bene, ma a che prezzo? Un bel futuro deve far dimenticare un difficile, difficilissimo presente?
È triste riflettere che molto frequentemente la predicazione cristiana è andata in questa direzione, invitando a sacrificare il presente in funzione di un futuro che non ci appartiene. È triste notare che sulla base di questa predicazione la chiesa si è molte volte resa complice di regimi oppressivi, invitando i fedeli a sopportare le difficoltà presenti come una prova cui Dio li sottoponeva per poterli poi premiare nel futuro paradiso.
Certo, Giobbe è un personaggio complesso, come qualunque essere umano, e l’autore di questa lettera ne mette in risalto solamente alcuni aspetti, quelli che sono utili al messaggio che vuole comunicare. L’apostolo non sta scrivendo una biografia, ma una riflessione su un rapporto di fede fra un personaggio biblico e il Signore, e il punto di partenza del discorso non è Giobbe, ma il Signore che si rivela, quel Signore che viene descritto come pieno di compassione e misericordioso. Dio partecipa alla vicenda terrena di Giobbe, del credente che affronta innumerevoli difficoltà nella propria vita; Dio non si tira indietro, non guarda distrattamente da lontano ciò che sta avvenendo, ma ne ha misericordia. Il lieto fine della vicenda non è dovuto alla pazienza di Giobbe, ma all’azione di Dio, la cui grazia agisce e cambia gli eventi umani. È un lieto fine che non cancella le sofferenze della vicenda, che non getta un colpo di spugna frettoloso (e in fondo inefficace) su quanto avvenuto; è piuttosto una conclusione di benedizione che vuole già stingere sul difficile vissuto nel momento stesso in cui lo si vive.
In questo senso la vita di Giobbe è la testimonianza del credente che continua a sperare nonostante tutto, che confida che il filo con cui il Signore ha legato la propria azione con l’esistenza dell’essere umano non si spezza, per sottile che possa sembrare.