Contemplare l'universo per intravedere Dio
02 ottobre 2015
L'acqua su Marte apre alla possibilità dell'esistenza di nuove forme di vita. Il commento di Daniele Gardiol
Pochi giorni fa l'agenzia spaziale Nasa ha diffuso le prove della presenza di acqua allo stato liquido su Marte. Fattore importante della scoperta è anche la presenza al suo interno di sali disciolti: una scoperta che apre alle probabilità che sul pianeta possa essere ospitata qualche forma di vita. Ne abbiamo parlato con Daniele Gardiol, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica e dell'Osservatorio Astrofisico di Torino.
Come valuta questa scoperta?
«Il fatto che su Marte ci sia acqua si conosce da molto tempo: ovviamente date le temperature è allo stato solido, quindi ghiaccio. Si vedono molto bene le calotte polari di ghiaccio anche con dei piccoli telescopi, anche qui dall'Osservatorio le abbiamo viste, e sono composte da cosiddetto ghiaccio secco e in parte da acqua. Ma si sa che molta dell'acqua che si trova su Marte si trova nel sottosuolo: effettivamente la prova diretta della presenza di acqua liquida, che sapevamo esserci stata in passato, è quella scoperta recentemente dagli astronomi della Nasa. Non è una scoperta particolarmente innovativa, si era capito che doveva esistere dell'acqua liquida dalla conformazione del terreno. Un mio collega che si occupa di planetologia, da anni utilizza delle fotografie di alcune zone della terra e le confronta con alcune immagini di Marte, e si notano delle similitudini molto grandi. In particolare si erano già notati dei canali e rivoli d'acqua simili a quelli sul nostro pianeta».
Quindi la scoperta è relativa allo stato dell'acqua?
«Sapevamo che doveva esserci, ma in maniera indiretta. Quello che gli astronomi della Nasa hanno provato è la misura diretta di quest'acqua. Inoltre a livello mediatico si sottolinea la presenza di sale disciolto, ma anche qui non è così strano, laddove ci sono delle rocce».
La notizia è importante di per sé o perché è collegata alla possibile presenza di vita come la conosciamo sulla Terra?
«Ovviamente siamo abituati a pensare che la scienza proceda per grandi scoperte, ma se analizziamo attentamente, vediamo che è fatta di tanti piccoli passi. Questa scoperta è un piccolo passo, ma importante. L'enfasi è data da due elementi: primo perché a livello mediatico si cerca la novità; secondo perché questi annunci provengono tipicamente dagli scienziati americani. Per quanto in Europa la situazione non sia semplice, c'è comunque un finanziamento di base alla ricerca da parte dei governi. Negli Usa, invece, è necessario da parte dei vari ricercatori conquistare il favore politico per ottenere i fondi per la propria ricerca, dunque tutte le scoperte vanno rese uniche e fondamentali per poter attrarre i fondi che sono obiettivamente necessari».
E la vita sul pianeta?
«Stiamo procedendo a trovare le prove che esista vita extraterrestre nel nostro universo, ed è una cosa che ci aspettiamo se pensiamo al numero esistente di galassie, soli o pianeti. Il punto è trovarla, questa vita, così come individuare (anche nel nostro sistema solare) condizioni che possano potenzialmente ospitarla è sicuramente importante. Non sarà vita complessa come la nostra, ma anche sulla Terra abbiamo situazioni simili a quelle marziane, con acque molto salate in cui vivono alcuni organismi. Marte è lontano e avere le prove dell'esistenza di microrganismi è molto complicato».
Cosa significano questi aspetti per un cristiano?
«Il cristianesimo ha molti aspetti e molte forme: dirsi cristiano può voler dire un comportamento oppure il suo opposto. Per la mia esperienza di credente, protestante, valdese, quell'acqua salata non fa né caldo né freddo: non interpretando la Bibbia alla lettera ma cercando di conoscerla in modo critico, il fatto che ci sia vita al di fuori della Terra non cambia nulla del messaggio cristiano. Fa parte della creazione che dobbiamo intendere nel senso più ampio possibile: la creazione di Dio è l'universo. Come diceva Newton, contemplando l'universo e conoscendolo meglio, è come se riuscissimo a scorgere lontanamente qualche cosa in più di Dio».