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La chiesa, creatura di Dio

Un giorno una parola – commento a I Corinzi 12, 6

Chi è pari a te fra gli dèi, o Signore? Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?
(Esodo 15, 11)

Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti.
(I Corinzi 12, 6)

Nel capitolo dodicesimo della prima lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo parla della chiesa locale e la paragona al corpo umano con la varietà delle sue membra e la molteplicità delle sue funzioni: parti diverse che costituiscono un tutto armonico. Come il corpo, così la chiesa è creatura di Dio, il quale le dona la vita e la rende un insieme ben collegato, capace di coordinare il proprio pensiero e la propria azione.

Paolo sottolinea la ricchezza di iniziative e di manifestazioni che possono sussistere in una comunità e attribuisce questa «varietà di operazioni» all’azione di Dio. È una delle prime volte che Dio ci viene presentato nel suo aspetto trinitario. Nelle frasi precedenti si parla di Spirito, del Signore, e qui si parla di Dio.

Allo Spirito vengono attribuiti i carismi, cioè i doni particolari, frutto della grazia abitante in ogni credente, che dalla chiesa devono espandersi all’esterno. Al Signore, cioè a Cristo, si fanno risalire i ministeri, i servizi (diaconie in greco), esercitati a favore della chiesa e non solo. Servizi, perché derivano da colui che è venuto per servire e non per essere servito. Se per servizi possiamo intendere la guida della comunità, la predicazione, l’insegnamento, l’evangelizzazione, per i carismi possiamo pensare ai particolari talenti, di cui sono dotati i credenti e che non riguardano i ministeri «permanenti».

Le diverse «operazioni» sono sotto lo sguardo e la «direzione» di Dio «il quale opera tutte le cose in tutti». E più avanti l’apostolo precisa che Dio agisce mediante lo Spirito che distribuisce manifestazioni e doni «come vuole» e «per il bene comune».

È l’immagine di una comunità viva, armoniosa, ben organizzata? O è l’idealizzazione di una situazione che - leggendo il resto dell’epistola - ci risulta molto più simile a quella delle nostre comunità? È la possibilità che Dio ci offre se siamo disposti a «riconoscerci corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua» (versetto 27).

Foto "Soffitto Galla Placidia Ravenna" di Incola - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.