In viaggio per fede
15 settembre 2015
Un giorno una parola – commento a Genesi 12, 4
Abramo partì, come il Signore gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran
(Genesi 12, 4)
Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava
(Ebrei 11, 8)
La realtà delle migrazioni è tornata prepotentemente di attualità e fa un certo effetto leggere che Abramo debba essere elencato tra i migranti. Abituati come siamo a vedere prevalentemente ragazzi e ragazze che scendono dalle navi che li hanno soccorsi, fa anche un certo effetto constatare che Abramo aveva settantacinque anni. Si vede che non è mai troppo tardi per emigrare. Egli emigra in età matura e ha con sé la moglie Sara e persino il nipote Lot. Qui non siamo in presenza di una fuga dalla guerra o dalla carestia, ma di una risposta ubbidiente all’ordine del Signore. Abramo emigra perché Dio lo ha chiamato. Sappiamo queste cose perché le leggiamo nella Bibbia, ma non sappiamo quanti Abramo e Sara dei nostri giorni emigrano in risposta alla chiamata di Dio, per un progetto che forse comprenderemo più tardi.
La chiamata di Abramo è una delle chiavi di lettura della storia biblica. É il Signore che dà inizio a questa storia. Come già Adamo ed Eva, ora Abramo e Sara sono i partner di un’avventura che Dio vuole condurre. Essi, come ci verrà detto, non sono creature perfette, e non hanno meriti particolari; non sono membri di alcuna casta privilegiata e non appartengono ad una etnia speciale. Subito, però, si rivelano creature ubbidienti, pronte a partire secondo la parola che Dio ha rivolto loro. Ci verrà detto che all’inizio non conoscono la loro destinazione, ma hanno chiaro l’ordine del Signore e lo mettono in pratica all’istante. Questo modo di rispondere alla parola del Signore viene chiamato fede, camminare per fede.
La storia che Dio vuole scrivere non può prescindere dalla sua chiamata e dalla risposta delle persone a cui rivolge la chiamata. Non siamo in presenza di un progetto individuale, in cui ciascuno opera per conto suo, ma Dio vuole agire assieme a noi e ci chiama a collaborare. Dio, e questo è un elemento da ricordare, si dimostra disposto a iniziare da capo le storie che sono fallite, e oggi di storie fallite a livello planetario ve ne sono troppe, come troppi sono i modelli umani che hanno portato a quei fallimenti. Ancora una volta Dio, così crediamo, non fa differenze personali e ancora oggi chiama giovani e vecchi, ricchi e poveri, gente di ogni continente per iniziare con loro una nuova avventura, voltando pagina e lasciandosi alle spalle guerre e carestie. Il progetto di Dio, a cui vogliamo collaborare, è il nuovo sogno per una umanità nuova in cui nessuno sarà lasciato indietro. A questo vogliamo guardare con fede e speranza.