Ferma fiducia in Dio
14 settembre 2015
Un giorno una parola – commento a Salmo 16, 10
Poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione.
(Salmo 16, 10)
Paolo ha detto: «Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore».
(Romani 7, 24-25)
Nella sua predicazione a Pentecoste (Atti 2:24ss), Pietro legge il testo di Salmo 16, 10 come una profezia che riguarda Gesù e la sua resurrezione. Con lui la chiesa primitiva riconosce e confessa che Gesù è il santo di Dio, il Messia, il Salvatore. Il fatto di Gesù Cristo viene visto come un evento speciale, tanto nel suo estremo martirio sulla croce, quanto nella sua resurrezione mediante la quale Dio lo ha riscattato e lo ha innalzato alla sua destra per conferirgli ogni onore e potere su tutte le creature (Filippesi 2, 9ss). La lettura cristologica di brani dell’Antico Testamento è diffusa nel Nuovo Testamento. Alcuni esempi li troviamo all’inizio del vangelo di Matteo, come pure in quello di Marco, nonché nei brani della crocefissione e abbondantemente in Ebrei.
Difficile, tuttavia, immaginare nell’antico salmista un intento cristologico, come se facesse una lettura anticipata degli eventi che avrebbero segnato la storia di Gesù Cristo. Più vicino al vero ci sembra vedere nelle sue parole una testimonianza personale e una manifestazione di grande fiducia in Dio. Egli ci trasmette la sua fiducia nella cura che Dio ha per le sue creature ed egli stesso si considera una persona messa a parte da Dio e per questo dichiarata santa.
L'apostolo Paolo sembra seguire il filo dei pensieri del salmista. Precisa che la fiducia della persona credente si fonda sull'amore di Dio, sulla ferma volontà di Dio di non lasciarsi sconfiggere dal peccato umano, dalla doppiezza insita nell’essere umano. Nemmeno circostanze esterne e non dipendenti dalla volontà umana riusciranno, per Paolo, a separarci dall’amore di Dio (Rom. 8, 31ss).
La ferma fiducia in Dio è come un filo rosso che attraversa la Scrittura. La ritroviamo anche in testi che riflettono contesti travagliati. Si legge: «Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amore mio non si allontanerà da te» (Isaia 54, 10). Giobbe afferma: «Io so che il mio redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere... lo vedrò a me favorevole» (19, 25; 27) .
L'opera salvifica di Cristo e la fiducia in Dio sono alla base della nostra fede e con Paolo possiamo affermare che niente e nessuno ci separerà dall’amore che Dio ha dimostrato per noi dandoci Cristo. Questo crediamo e questo cantiamo: «So che la tua mano forte non mi lascerà... so che da ogni male tu mi libererai» (Symbolum).