Bisognosi di aiuto
27 agosto 2015
Un giorno una parola – commento a Proverbi 14, 31
Chi opprime il povero offende colui che l’ha fatto.
(Proverbi 14, 31)
Paolo scrive: «Quella mia infermità, che era per voi una prova, voi non la disprezzaste né vi fece ribrezzo; al contrario mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesù stesso».
(Galati 4, 14)
Oggi ho in programma di far sorridere occhi tristi, aprire una breccia per la sorgente delle buone parole, a tentoni togliere pietre davanti ai piedi, accompagnare chi impaurito attraversa ponti, seminare speranza nei solchi del giorno, coltivare il campo con chi ha fame, offrire a chi ha il pugno chiuso la mano aperta.
(Christa Peikert-Flaspöhler)
Non dovrebbe essere necessario fare un’affermazione come quella citata dal libro dei proverbi! Dovrebbe venire naturale non opprimere il povero oppure, come si dice altrove, non maledire il sordo e non mettere inciampo davanti al cieco. Dovremmo avere consapevolezza della nostra comune umanità e del bisogno di essere presenti gli uni per gli altri, dovremmo avere in noi connaturata la tendenza a proteggere coloro che non possono difendersi, ed essere d’aiuto a coloro che non ce la fanno. Dovrebbe essere parte del nostro patrimonio culturale pensarla così e agire così ma la realtà è che quello che dovrebbe essere scontato non lo è. La realtà è che spesso chi ha più potere, più capacità, più forza ne approfitta per allargare il divario con gli altri, gode nel sentirsi più forte, fa rimarcare il fatto di essere più efficiente, più capace... più… più… degli altri.
E invece si tratta semplicemente di ricordare che da quando nasciamo a quando moriamo anche noi abbiamo mille volte bisogno di aiuto. Senza aiuto moriremmo alla nascita dopo poche ore. Senza aiuto difficilmente guariremmo dalle malattie o vivremmo una dignitosa vecchiaia. Non fosse altro che per questo, dovremmo accogliere l’altro/a nelle sue necessità senza mai farlo pesare proprio come i fratelli e le sorelle della chiesa di Galazia accolsero e si presero cura dell’apostolo ammalato. Perché noi siamo l’altro, e l’altra siamo noi. Prima o poi.
È così che la Parola di Dio cerca pazientemente di renderci più umani e ci dice con chiarezza che Dio non è neutrale ma sta dalla parte dei più indifesi. Con loro si identifica. Lo ha fatto in Gesù Cristo. Lo fa continuamente.
Per questo il proposito espresso da Christa Peikert-Flaspöhler è proprio un programma secondo il cuore di Dio. A noi metterlo in pratica. Come fece Gesù: dal cuore di Dio ai piedi dell’altro.