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Apparteniamo a Dio

Un giorno una parola – commento a Salmo 25, 12

Chi è l’uomo che teme il Signore? Dio gli insegnerà la via che deve scegliere
(Salmo 25, 12)

Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati
(Efesini 5, 1-2)

Temere il Signore, non vuol dire averne paura. Temere il Signore vuol dire riconoscere solo a Lui la sovranità nella nostra vita. Siamo capaci di non dare ad altri il potere sulla nostra vita? Il lavoro, il partner, la famiglia a volte ci fanno dimenticare a chi apparteniamo veramente. Troppo presi dal voler rispondere a tutti non ci ritagliamo tempo per pensare e riflettere su chi siamo e qual è il nostro scopo. Se riusciamo, andiamo al culto ogni tanto la domenica mattina, convinti che se ci fosse un culto in un altro orario potremmo essere più presenti. In realtà non è così, rimandiamo il nostro incontro con Dio il più possibile. Non vogliamo responsabilità. Ci rifiutiamo di pensare e altre cose riempiono la nostra giornata. Frettolosi e incuranti della vita che scorre inesorabile, non ci prendiamo cura di capire di cosa abbiamo realmente bisogno. Eppure, sentiamo il bisogno di sentirci amati e compresi e non badiamo a chi più di tutti tiene a noi. Il Signore è paziente e non ci sollecita, sa aspettare il nostro risveglio nei suoi confronti. Ma senza farlo aspettare troppo possiamo incominciare da subito a riflettere su questo amore così grande per noi e incominciare a riconoscere che la nostra vita ha un senso solo nel nome di Gesù che ci ama e ci insegna ad amare. Le nostre scelte saranno così tutte conseguenti a questo amore. Solo così non ci sentiremo più soli e abbandonati. Il nostro sguardo pieno d’amore rifletterà quello di Dio e tutti riconosceranno in noi un sentimento di pace e di speranza per il futuro.

Foto di Daniel Zedda con licenza CC BY-SA 2.0,  via Flickr