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La normalità scompaginata da Dio

Un giorno una parola – commento a Salmo 34, 6

Quest’afflitto ha gridato, e il Signore l’ha esaudito; l’ha salvato da tutte le sue disgrazie
(Salmo 34, 6)

Un uomo dalla folla gridò: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio: è l’unico che io abbia».
(Luca 9, 38)

Che un uomo afflitto gridi al Signore in cerca di soccorso e guarigione, per sé o per altri può non suscitare sorpresa. Anzi, ci sorprenderebbe il fatto che una persona in bisogno non cerchi conforto, sollievo e aiuto. Fin qui registriamo normalità, atteggiamenti che si muovono sul piano umano. E sul piano umano registriamo che sono milioni le persone colpite da fame, calamità e guerre che gridano in cerca di soccorso, che spesso stenta a comparire. Questa, purtroppo, è la banalità di quel che chiamiamo normalità; normalità fatta di cose scontate, di nulla che si elevi al di sopra di un orizzonte piatto.

Il Salmista ci apre uno squarcio di cielo, ci mostra qualcosa che non fa parte della normalità. Ora nell’orizzonte piatto si inserisce l’intervento di Dio, che porta guarigione e il Salmista ne rende testimonianza. La normalità segnata dalla sofferenza e dall’afflizione viene scompaginata dall'intervento salvifico di Dio. Un intervento che si fa sentire nel corpo stesso del Salmista, guarendolo. Per questo la sua testimonianza è vera, è di prima mano.

Abbiamo bisogno di ascoltare testimonianze vere di quel che Dio compie per squarciare la cappa di grigiore, di afflizione e di sofferenza che ci tiene imprigionati. Abbiamo bisogno di ascoltare chi con molta umiltà sa dire di essere stato ammalato e di essere tornato sano; chi sa dire di avere sperimentato una guarigione profonda, che ha modificato la sua stessa anima, facendolo tornare a sperare, a gioire, a sorridere, perché Dio è intervenuto nella sua vita. Tutto questo è strumento di salvezza per altri, perché altri sappiano che in Dio c’è speranza, c’è guarigione. 

Foto via Pixabay