La sequela di Cristo
22 giugno 2015
Un giorno una parola – Commento a Matteo 9, 9
Tu hai allargato la via ai miei passi e i miei piedi non hanno vacillato
(II Samuele 22, 37)
Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì
(Matteo 9, 9)
Seguimi è la parola usata da sempre per riassumere il discepolato cristiano. L’invito di Gesù richiede ai cristiani fedeltà personale attuata semplicemente nel seguirlo. Noi viviamo per fede, e l’essenza della fede è la fiducia personale in Dio.
Questa fedeltà è la risposta al bisogno dell’anima. Noi non siamo destinati a camminare da soli: la nostra saggezza è poca e cieca. Abbiamo bisogno di un Salvatore per non essere mutilati dai peccati che producono un caos dentro di noi e conflitti esterni, e abbiamo bisogno di una guida perché è difficile trovare la via e perché la nostra natura ci spinge ad avventuraci in vicende pericolose che richiedono almeno un granello di coraggio.
L’invito al discepolato implica una promessa. Significa: «Non ti lascerò sviare e non ti abbandonerò nei momenti di crisi». Altri leader stabiliscono regole e comportamenti etici personalizzati, e sono essi stessi i primi a fallire nel tentativo di seguire le proprie regole e obbedire alla propria etica. Ugualmente falliscono nel tentativo di assicurare il successo ai propri seguaci. Solo Cristo è al di sopra delle nostre debolezze, desideri ardenti, errori e violenze. La chiesa può fallire nel suo tentativo di obbedire, ma Gesù può aiutarla a superare qualsiasi prova.
Seguire Cristo è una decisione importante e basilare che sostiene tutte le altre decisioni che siamo chiamati a compiere nella nostra vita. Ogni persona dovrebbe desiderare di seguire Cristo, il quale è la via, la verità e la vita (Giov. 14, 6), realizzando quelle azioni che sono il frutto dell’amore e della grazia ricevuta. Seguimi!