Siamo noi ad esserci allontananti da Dio
26 maggio 2015
Un giorno una parola – commento a Isaia 59, 1
Ecco, la mano del Signore non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto
(Isaia 59, 1-2)
Come già prestaste le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità per commettere l’iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione
(Romani 6, 19)
Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui ci chiediamo incessantemente: “Dov’è Dio?”, “Perché non risponde alle mie suppliche?”. Preghiamo e ci sembra di non ottenere risposta. Lo sentiamo lontano, se non addirittura assente. Tutto quello che percepiamo è il vuoto intorno a noi. In queste occasioni spesso succede che il senso di abbandono e solitudine prendano il sopravvento. Non è raro convincersi che un Dio assente e sordo alle nostre suppliche non sia quello che fa per noi, allora è meglio rivolgersi altrove ricercare altri dèi. La “colpa”, ci diciamo, è sua, avrà altro da fare, non può di certo stare dietro alle nostre piccolezze.
Isaia ci dice che quando tutto questo accade, molto probabilmente siamo noi quelli che si sono allontanati da Dio, sono le nostre azioni che hanno creato la distanza e il vuoto.
Poco prima il Signore aveva ricordato a Israele: Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo? ( Is, 58, 6). Il loro peccato era l’aver dimenticato queste cose e la conseguenza delle loro azioni aveva creato l’alienazione dal Signore.
Anche noi, così come gli Israeliti del suo tempo, magari facciamo tutte le cose giuste, o crediamo di farle: siamo pii, ci consideriamo dei “buoni credenti” e nonostante tutto ci sentiamo abbandonati da Dio. I testi di oggi ci ricordano che le nostre azioni sono vane se rimangono fini a se stesse. L’apostolo Paolo lo ribadisce evidenziando la nuova vita che abbiamo in Cristo. La mano di Dio è sempre protesa per salvare e il suo orecchio attento ad ascoltare le nostre suppliche e lo sperimentiamo ogni volta che ci troviamo a praticare la giustizia, fare misericordia e prenderci cura dei “minimi”.