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Dalla Sicilia una risposta che coniuga accoglienza e lavoro

Il progetto della Diaconia Valdese ha proposto dieci giorni di laboratori e attività sul tema delle migrazioni alla Casa Valdese di Vittoria, in Sicilia

Si conclude oggi la seconda parte del progetto Tearing Down Boundaries – Abbattiamo le barriere, scambio giovanile e di formazione internazionale della Diaconia Valdese finanziato dal Programma europeo Erasmus +.

I 44 ragazzi e ragazze partecipanti, di un'età compresa tra i 18 e i 25 anni, hanno soggiornato alla Casa Valdese di Vittoria, in provincia di Ragusa (Sicilia), dove da oltre un anno si sta portando avanti un progetto Sprar comunale di accoglienza per adulti richiedenti asilo e rifugiati, così come avviene anche a Villa Olanda a Luserna San Giovanni (Piemonte).
Proprio in val Pellice si svolse, a metà marzo, la prima parte del progetto Tearing Down Boundaries: un training per operatori giovanili che lavorano nell'ambito dell'educazione e formazione. Il gruppo di team leader costituito ha posto le basi per questa seconda parte che raccoglie giovani provenienti da Finlandia, Francia, Giordania, Italia, Libano, Tunisia, Turchia e Ungheria. Tra di loro anche qualche rifugiato accolto dalla Diaconia, che ha portato la propria personale esperienza di viaggio.

«L'idea di questo progetto – spiega la coordinatrice Debora Boaglio – è nata dopo uno scambio avvenuto lo scorso anno tra operatori giovanili. Nella partnership che è nata abbiamo pensato di creare un progetto espressamente dedicato a diritti umani, migrazioni forzate, richiedenti asilo. Il Mediterraneo è sicuramente un'area di grandi flussi migratori e transito di vite umane, soprattutto a causa di conflitti, guerre e dittature. In questo progetto partiamo dall'idea di un semplice dialogo tra le parti, che porta ad un ragionamento di costruzione di futuro condiviso, basato sulla reciproca tolleranza e integrazione. Tra di noi ci sono anche dei ragazzi del progetto Sprar, che stanno conoscendo altri giovani che hanno affrontato il loro stesso difficile percorso di allontanamento da zone di guerra o situazioni difficili».

Durante questi dieci giorni sono stati proposti dei giochi di ruolo sul tema dei diritti umani, dell'inclusione sociale e della partecipazione giovanile. I ragazzi hanno poi seguito, suddivisi in gruppi misti per provenienza, una serie di laboratori di video, teatro, fotografia e danza.

Tra i partecipanti c'è Giacomo, di Pinerolo, che vede in questo scambio tra varie nazioni non solo un momento di conoscenza reciproca, ma anche un utile approfondimento su temi di attualità che ci interessano da vicino e che conosciamo solo attraverso le comunicazioni mediatiche.

Rossana, studentessa universitaria di diritto internazionale di Luserna San Giovanni, è interessata all'aspetto gestionale dei flussi migratori e ha scelto di partecipare a questo progetto proprio perchè l'ha trovato particolarmente in linea con i suoi studi: «Grandi differenze culturali dividono gli Stati del Mediterraneo e si ripercuotono anche sul modo di gestire il fenomeno delle migrazioni. Mi ha colpito in particolare la testimonianza dei ragazzi della Giordania: ci hanno raccontato la realtà degli immensi campi profughi che lo Stato deve gestire per far fronte all'allontanamento di migliaia di persona della guerra siriana. Una situazione che per noi è difficile anche solo da immaginare, perché il flusso migratorio che l'Italia deve gestire non è paragonabile a quella realtà. Il bello di questo campo è che non rimaniamo su un livello teorico ma scendiamo su un piano più pratico, vivido e costruttivo».

Ascolta l'intervista su Radio Beckwith