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Chiesa cattolica: il pluralismo che non ti aspetti

Gli interventi all’ultima assemblea della Cei mettono in luce il dissenso come ingrediente fisiologico per una sana vita comunitaria

Generalmente, la percezione della Chiesa cattolica (diffusa soprattutto negli ambienti che cattolici non sono) è quella di un corpo compatto, quasi militarmente organizzato, monolitico e monocromatico non solo in materia di dottrina e liturgia, ma anche quanto a idee e posizioni politico-culturali. Se però ci si avventura a guardare il “fenomeno Chiesa cattolica”, non dico dal di dentro, ma almeno con sguardo attento e più ravvicinato, ci si accorge quanto questa percezione comune sia fallace; sia, insomma, più un luogo comune che una certezza verificata nei fatti.

Un esempio recente e assai significativo è quello dell’ultima assemblea della Conferenza episcopale italiana (Cei) che si è svolta questa settimana. Se si guarda, in particolare, ai due interventi di papa Francesco e del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, si notano toni, accenti e sfumature decisamente diverse. Bergoglio ha insistito su temi quali la collegialità, la libertà dei laici cattolici nelle scelte politico-sociali, l’urgenza di una maggiore sensibilità dei vescovi nel denunciare fenomeni quali la corruzione, il pluralismo nel confronto intraecclesiale. Bagnasco, invece, ha seguito pedissequamente il vecchio copione dei cosiddetti «valori non negoziabili», ponendosi in contrapposizione alla «cultura laicista», criticando duramente la norma sul divorzio breve e incrociando, per l’ennesima volta, la lama contro la «teoria del gender», che mirerebbe a far saltare la distinzione tra maschile e femminile e a sdoganare il matrimonio omosessuale.

Come si vede, posizioni assai distanti e sensibilità molto differenti anche tra due personalità dei massimi vertici della Chiesa cattolica. E non si pensi che succede così solo ora perché al soglio di Pietro è salito il “guastatore” Bergoglio. No: il pluralismo interno è sempre stato ordinaria amministrazione nella vita della Chiesa romana. Semmai, ciò che è cambiato è la sua visibilità: oggi il dissentire non è più interpretato come  motivo di vergogna o di censura, ma come ingrediente fisiologico, necessario per una sana vita comunitaria. Questo sì è merito di papa Francesco. E non merito da poco.

Foto: "John Paul II funeral long shot" di blues_brother - Flickr. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.