Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

Come vivono i musulmani in Brasile?

I circa 300.000 musulmani del Brasile vivono la propria fede in perfetta quiete, senza essere confrontati alla stessa realtà dei loro correligionari europei

Nel XVI secolo, il 15% degli schiavi africani sbarcati sul suolo brasiliano erano musulmani. Per molto tempo, pochi altri musulmani raggiunsero le terre del gigante sudamericano. Nel XX secolo invece arrivarono siriani, palestinesi e libanesi, presto raggiunti da sudanesi, senegalesi, egiziani. nigeriani, marocchini e, in minor misura, iracheni. Grande conoscitore dell’islam in Brasile, Paulo da Rocha Pinto insegna all’Università Fluminense di Rio de Janeiro e analizza la situazione sociale dei musulmani residenti nel Paese del calcio.

Che cosa nota in materia di immigrazione in Brasile?

«Da una trentina d’anni si è intensificata, durante la guerra civile in Libano (1975-1990). In generale, la maggioranza dei musulmani sono immigranti o discendenti di immigrati palestinesi, siriani e libanesi, sia sciiti, o sunniti, sia drusi o alawiti. Preciso che si tratta di un’immigrazione debbole, a immagine dell’immigraziione globale in Brasile. La credenza popolare trasmette un’immagine del Brasile come di una terra di accoglienza per migranti, ma è un’immagine erronea. Dagli anni 30 cè un flusso costante di musulmani ammessi nel Paese, ma non più di un centinaio all’anno»

Perché fa riferimento agli anni 30?

«A quell’epoca, sulla scena politica brasiliana stava prevalendo il nazionalismo e l’idea secondo la quale l’immigrazione era fonte di problemi godeva di un’ampia eco. Le autorità hanno quindi introdotto quote di immigranti molto rigorose. Durante il periodo della dittatura militare, dal 1964 al 1985, l’immigrazione era percepita come un problema di sicurezza nazionale e questo è cambiato poco da allora, se ci riferiamo alla sorte dei siriani. Fino alla fine del 2013, soltanto 92 rifugiati di questo Paese hanno potuto ottenere l’asilo. In seguito a lamentele della comunità internazionale, il Brasile ha leggermente ammorbidito le condizioni di accoglienza, provvisoriamente»

La coabitazione tra l’islam e il cristianesimo sembra funzionare bene in Brasile. Perché?

«La negoziazione della differenza è più conflittuale in Europa. Da voi esiste un’ideologia che presuppone che le religioni non cristiane costituiscono un ostacolo, un pericolo per la democrazia. Per via della sua storia meticciata, il Brasile è meno colpito da quest’ideologia e questa negoziazione della differenza avviene più facilmente, più naturalmente. Da notare anche che i musulmani rappresentano solo lo 0,15% della popolazione, nettamente meno che in Europa. Bisogna però essere consapevoli del fatto che questo non è sempre andato da sé, ne è testimonianza il razzismo virulento che c’era negli anni 30. Per alimentare questo clima deleterio, i movimenti nazionalisti diffondevano voci secondo cui delle cellule terroristiche si stavano sviluppando nella regione delle cascate di Iguaçu (sud), perché un’importante comunità musulmana vi risiede»

Qual è l’altra grande differenza tra i musulmani del Brasile e quelli d’Europa?

«Qui, la maggior parte dei musulmani occupano posti più valorizzati e meglio pagati. Riassumendo, essi fanno parte della classe media o media superiore, mentre in Europa gli studi dimostrano che i musulmani sono principalmente provenienti dalle classi popolari, o povere. In Brasile, alcuni musulmani gestiscono negozi ma la maggior parte possiedono almeno un diploma e usufruiscono di un buon bagaglio culturale»

Quali sono i problemi incontrati dai musulmani?

«Abbiamo notato un aumento degli atti malevoli nei confronti delle donne con il velo. Esse sono a volte ingiuriate, molestate o devono difendersi da individui che tentano di strappare il loro velo. Nell’insieme, si tratta però di un fenomeno ristretto»

Come sono i rapporti tra musulmani e cristiani evangelicali?

«Essi sono difficili, soprattutto perché i pastori evangelicali se la prendono spesso con l’islam nelle loro prediche, giudicando questa religione come pericolosa, visto che vuole dominare il mondo. Si sente dire che i musulmani simboleggiano l’anticristo per eccellenza. Dopo aver letto un passo biblico, alcuni pastori estrapolano volentieri sul conflitto israelo-palestinese, accusando i palestinesi di terrorismo e incensando gli israeliani che bisogna proteggere e aiutare a ogni costo. In Brasile, esiste anche una fondazione legata alle chiese evangelicali specializzata nella conversione dei musulmani e che invia regolarmente missionari all’estero»

La conversione di brasiliani all’islam è in aumento. Come valuta questo dato?

«È a Rio de Janeiro e nel Nord Est che si sono osservati più casi, anche se questo resta un fenomeno senza grande ampiezza, di circa un centinaio di conversioni all’anno. Le classsi medie sono le più interessate, contrariamente a quel che dicono i media che affermano che gli abitanti delle favelas si convertono all’islam. Ce ne sono, è vero, ma l’immensa maggioranza raggiungono piuttosto le chiese evangelicali. Coloro che aderiscono all’islam sono soprattutto funzionari, insegnanti, studenti o artisti che possiedono un buon livello di conoscenze. Ci sono anche alcuni militanti politici»

E l’islam radicale?

«Se correnti estremistiche fossero sorte in Brasile, sarebbero con ogni evidenza estremamente marginali. Non c’è un terriccio fertile per l’integralismo, dato che i musulmani vivono bene, con prospettive di futuro. Non si può però escludere l’eventualità che individui che risiedono in Brasile siano andati in Mediom Oriente o in Africa per combattere al fianco di gruppi armati. Finora, nessuna prova è venuta fuori».

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain