Expo 2015. Lettera aperta del Consiglio delle chiese di Milano esprime dubbi e riserve
07 maggio 2015
«Uno scandalo che oltre un miliardo di fratelli e sorelle non abbia cibo sufficiente e acqua»
Il Consiglio delle chiese di Milano (Cccm) ha lanciato e pubblicato sul proprio sito una lettera aperta nella quale vengono espressi dubbi e riserve in merito all’Expo di Milano, kermesse internazionale inaugurata lo scorso primo maggio. "Il dramma della fame e della sete, le carestie che colpiscono vaste aree del mondo, le disuguaglianze nella distribuzione del cibo e delle risorse, sono un’emergenza planetaria. Anche le chiese cristiane si sentono interpellate, perché è uno scandalo che oltre un miliardo di fratelli e sorelle non abbia cibo sufficiente o accesso all'acqua, mentre una parte dell'umanità vive nell'opulenza e nello spreco". Così si apre l’appello diramato alla vigilia dell'Expo dalle 17 chiese del Consiglio, che in questo modo hanno voluto mandare un invito alla preghiera e alla discussione ai visitatori e alle visitatrici: «Sentiamo di essere parte del sistema – prosegue la lettera –, per questo facciamo confessione di peccato ma vogliamo cogliere l’occasione per ricordare innanzitutto a noi stesse/i l’importanza dell'amore per il prossimo: proprio la condivisione del cibo è segno dell'amore di Dio, Creatore del cielo e della terra». Il Consiglio ha espresso anche il timore che l’Expo possa essere solo una vetrina delle multinazionali dell’industria alimentare: «Utili e opportuni allora sono i convegni per approfondire le tematiche alimentari – prosegue l’appello ecumenico –, così come originali e creative sono le varie iniziative di attenzione alle situazioni di marginalità. Ma tutto questo potrebbe non essere sufficiente se non ci si impegna a rimuovere le cause delle disuguaglianze. Ci auguriamo quindi - e per questo preghiamo - che Expo 2015 possa segnare una svolta sulla scena mondiale, inaugurando una reale sostenibilità economica, sociale e ambientale». Alla luce di questa situazione il Consiglio conclude la lettera aperta con l’auspicio: «Ciascuno di noi allora è invitato a non restare alla finestra, ma a riflettere, a organizzarsi, a cercare unità di azione, cominciando anche da piccole realtà quotidiane, partecipando attivamente a opere di trasformazione delle nostre società, verso una giustizia, una solidarietà autentica e condivisa, un impegno per la salvaguardia del creato».