Sfogliando i giornali del 6 maggio
06 maggio 2015
Più di 8.000 persone salvate ne,l Mediterraneo dal primo maggio a oggi, in Iran arrestata un’attivista per i diritti umani, l’offensiva dei separatisti in Mali, i primi dettagli sul piano di espulsione dei migranti africani da Israele, si avvicina la fine dell’epidemia di ebola?
01 – Mediterraneo, più di 8.000 persone salvate dal primo maggio a oggi
Sono almeno 8.300 i migranti salvati dalla guardia costiera e dalla marina militare italiana nel mar Mediterraneo tra la Libia e le coste siciliane e calabresi dal primo maggio a oggi. Di questi, almeno 6.500 sono già arrivati in diversi porti italiani e distribuiti nei principali centri d’accoglienza sul territorio. Tuttavia, le ultime testimonianze raccontano di nuove vittime nelle acque a sud dell’Europa: secondo i racconti dei sopravvissuti, ascoltati da Save the children e dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, sarebbero 40 le persone che hanno perso la vita durante una delle ultime traversate del Mediterraneo. La notizia, su cui la procura di Catania ha aperto un’inchiesta, è basata sulla testimonianza di alcuni tra i 91 migranti che una volta arrivati a Catania hanno raccontato la tragedia.
02 – Iran, arrestata un’attivista per i diritti umani
L’attivista e avvocata per i diritti umani Narges Mohammadi è stata arrestata in Iran dopo essere stata incriminata per crimini contro la sicurezza nazionale. Mohammadi è stata vicepresidente del Centro per i difensori dei diritti umani, organizzazione fondata dal premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, e cofondatrice della campagna Step by step to stop death penalty, la prima a livello nazionale per l’abolizione della pena di morte in Iran. Non si tratta del primo arresto per l’attivista, che era stata fermata un’altra volta nel 2009, prima delle elezioni, e nell’ottobre del 2011 era stata condannata a undici anni in prigione. La pena era stata ridotta a sei anni in appello, infine Mohammadi era stata rilasciata su cauzione a causa delle sue precarie condizioni di salute.
03 – Mali, l’offensiva dei separatisti si rivolge al centro del paese
Prosegue la nuova escalation del conflitto in Mali, dopo che una settimana fa era stata violata la tregua firmata a febbraio tra ribelli e governo. Miliziani appartenenti ad alcuni gruppi che costituiscono il Coordinamento dei movimenti dell’Azawad, tra cui l’Mnla, hanno attaccato la località di Ténénkou, nella regione di Mopti, nel centro del paese. Gli autori dell’attacco sarebbero arrivati dalla frontiera con la Mauritania, dove a fine aprile gli scontri tra esercito e gruppi ribelli a maggioranza tuareg avevano causato una ventina di morti. I ribelli avevano rivendicato l’azione come risposta alla conquista di un’altra città, Ménaka, da parte di una milizia filogovernativa. Il 15 maggio è prevista la firma di un accordo di pace tra gruppi di ribelli, separatisti e governo, ma il timore secondo i media locali è che il processo sia compromesso.
04 – Israele, primi dettagli sul piano di espulsione dei migranti africani
Iniziano ad emergere i particolari dell’accordo in via di definizione tra Rwanda e Israele per l’invio nel paese africano dei migranti, di origine soprattutto sudanese ed eritrea, che il governo di Tel Aviv espellerà dal suo territorio. L’esistenza di una trattativa in merito era stata confermata il mese scorso dal presidente ruandese Paul Kagame, mentre il ministro dell’Interno israeliano, Gilad Erdan, si è limitato a specificare le condizioni offerte ai migranti nell’ambito di questi accordi, definiti ufficialmente «rimpatrio volontario», che oltre al Rwanda riguardano anche l’Uganda. «A chi lascerà Israele – ha dichiarato Erdan – verranno pagati un biglietto aereo e 3.500 dollari». Tuttavia, un rapporto curato dalle associazioni a favore dei rifugiati Assaf e Hotline for migrant workers racconta che gli africani espulsi da Israele andrebbero incontro ad abusi nei paesi di destinazione.
05 – Ebola, si avvicina la fine dell’epidemia?
I nuovi casi di ebola, sia in Guinea Conakry che in Sierra Leone, sono ai livelli minimi registrati da oltre un anno. Lo ha comunicato il coordinatore delle Nazioni unite per la lotta al virus, David Nabarro, esprimendo la convinzione che l’epidemia finirà presto. In entrambi i paesi, i più colpiti insieme alla vicina Liberia dal virus che ha provocato complessivamente circa 11.000 vittime su 26.000 contagi, si sono verificati la scorsa settimana 9 nuovi casi. È la prima volta che nei due stati il conteggio complessivo non supera le 20 unità. Intanto, proprio in Liberia la fine ufficiale dell’epidemia potrebbe già essere decretata sabato dall’Organizzazione mondiale della sanità se fino ad allora non si registreranno nuovi contagi.