Accadde oggi, 27 aprile
27 aprile 2015
Quando il «Paradiso perduto» andò in vendita. 1667: John Milton, cieco e povero, costretto a cedere i diritti del poema
Era il 27 aprile 1667 e sulla «piazza» di Londra un uomo anziano, cieco e povero, metteva in vendita i diritti relativi a un poema che aveva scritto alcuni anni prima: l’uomo era John Milton e il poema era Paradiso perduto, uno dei capolavori della letteratura mondiale. Nato in una famiglia del ceto medio inglese, egli aveva potuto passare alcuni mesi in Italia e ammirarne le bellezze artistiche: aveva anche potuto conoscere personalmente Galileo Galilei; dell’Italia lo interessava tutto, compresi i valdesi e i calvinisti esuli in Inghilterra (come Charles Diodati, parente del famoso traduttore della Bibbia). Della nostra patria lo colpì però una certa qual mancanza di libertà, che attribuì alla potenza del Vaticano e alla cosiddetta «donazione di Costantino». Tornato in Inghilterra, decise di mettersi a studiare teologia per conoscere meglio la Parola di Dio e la sua volontà.
Molto presto questa volontà si manifestò a Milton in modo chiaro, negli avvenimenti della Rivoluzione inglese del 1640, guidata da quel calvinista d’acciaio che era Oliver Cromwell: da lui accettò volentieri la nomina a «segretario per le lingue estere» e così, quando il luterano Salmasius diede voce alla riprovazione europea per la decapitazione del re Carlo I, Milton scrisse (in latino) quella Defensio populi anglicani nella quale egli dimostrava che il Re doveva esser punito a motivo dei suoi orrendi delitti contro il popolo inglese. E quando il governo piemontese massacrò 1712 valdesi durante le cosiddette «Pasque piemontesi» (1655) Milton accettò volentieri di redigere (in latino) una protesta ufficiale del governo di Cromwell a cui affiancò anche una poesia (in inglese) di solidarietà per i valdesi. Dopo la morte di Cromwell e il ritorno all’antico regime monarchico, Milton si dedicò alla letteratura e soprattutto alla traduzione in versi della vicenda del cosiddetto peccato originale, come narrata in Genesi 3: e così nacque il poema Paradiso perduto. Al centro di questo poema stanno due idee (anzi, due fatti): la libertà e l’amore umano. Quando il peccato sembra ormai invincibile, Cristo decide di offrire liberamente la propria vita per redimere l’umanità (anzi l’universo intero), nella prospettiva della venuta del Regno. E quando Eva confessa a Adamo d’aver gustato il frutto proibito, suo marito le dice: «dammelo, preferisco perdermi con te che salvarmi senza di te». Mi permetto di affermare che questa è la più bella dichiarazione d’amore che sia mai stata espressa nelle pagine della letteratura mondiale.