L’incoraggiamento che viene da Dio
24 aprile 2015
Un giorno una parola – commento a Apocalisse 2, 2
Il Signore percorre con lo sguardo tutta la terra per spiegare la sua forza in favore di quelli che hanno il cuore integro verso di lui
(II Cronache 16, 9)
Cristo dice: «Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza»
(Apocalisse 2, 2)
Le sette lettere dell’Apocalisse parlano al mondo reale della vita della Chiesa, con le sue glorie, ma soprattutto con le sue tribolazioni. Ogni lettera si chiude con una promessa di benedizione proprio per quei cristiani che vincono le tribolazioni. La tribolazione, infatti, costituisce il contesto entro il quale il cristiano è chiamato a essere un testimone fedele.
Ecco, allora, che emergono parole di esortazione e di incoraggiamento. Esse sono dirette ai discepoli di allora, ma anche ai discepoli di oggi, quindi a tutti i cristiani e a tutte le cristiane di ogni tempo e di ogni luogo. Il credente non si rassegna a rimanere sempre nelle stesse condizioni; al contrario, aspira a migliorare le sue condizioni, s’impegna ogni giorno per migliorarle, anche a gran “fatica”.
Il Risorto, poi, loda alcuni cristiani per il loro “amore”. Come l’apostolo Paolo, Giovanni considera l’amore tra le espressioni supreme della vita cristiana. In questo tipo di discorso, naturalmente, il termine “amore” non significa un’emozione sentimentale, ma la premura attiva verso gli altri dimostrata nella vita stessa di Gesù.
Questa insistenza sull’importanza dell’azione cristiana mostra che perfino nella sua situazione di persecuzione, minaccia e attesa della “fine” imminente, per Giovanni la vita cristiana non è mai una semplice attesa passiva.
I cristiani sono chiamati a fare qualcosa di più che resistere; devono perseverare ed esercitare il loro ministero. “Perciò il primo compito di coloro che appartengono alla chiesa di Dio non è quello di esistere per se stessi, di creare quindi ad esempio una organizzazione religiosa o di condurre una vita devota, bensì di essere testimoni di Gesù Cristo davanti al mondo” (D. Bonhoeffer).