Il mausoleo dello scandalo
24 aprile 2015
La regione Lazio dà 15 giorni di tempo al comune di Affile per ritirare la dedica del monumento al gerarca fascista Rodolfo Graziani
Finalmente qualcosa torna a muoversi nell’inopinata vicenda del mausoleo che l’amministrazione del Comune laziale di Affile ha eretto nel 2012 e intitolato al gerarca fascista Rodolfo Graziani che in questo paese è sepolto. Il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha concesso infatti quindici giorni al Comune per annullare la delibera di intitolazione del "piccolo museo del soldato" al generale Graziani, pena la revoca del finanziamento regionale concesso e non ancora erogato.
Facciamo un po’ di ordine: il monumento è costato 125 mila euro, non bruscolini in periodi di vacche magre. La regione ora non vuole erogare il saldo spettante di oltre 65 mila euro perchè «la delibera di intitolazione risulta adottata in data posteriore alla chiusura dei lavori e, in tutta la documentazione relativa al finanziamento non è mai emersa la volontà di procedere a tale intitolazione. Con tale dedica viene meno il pubblico interesse dell’opera che aveva inizialmente determinato l’amministrazione regionale alla concessione del contributo». In pratica, si dice, nulla indicava che il monumento sarebbe stato intitolato al gerarca, che ricordiamo è stato Vicerè di Etiopia, ministro della Difesa nel folle governo di Salò, inserito dall’ Onu nella lista dei criminali di guerra per l’uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa durante le campagne d’ Africa fasciste e in seguito durante la seconda Guerra Mondiale. La notizia nell’estate di tre anni fa aveva fatto il giro del mondo provocando la reazione sdegnata di moltissime associazioni e personalità. Il sindaco di Affile Ercole Viri, già indagato dalla Procura di Tivoli per apologia di fascismo in compagnia di due suoi assessori, fa la voce grossa minacciando querele perchè a suo avviso «non vi è stata nessuna violazione rispetto al progetto presentato e approvato dalla regione». Vedremo quali saranno le mosse in queste due settimane, sperando che si possa presto lavare l’onta di questa operazione nostalgia che indigna il mondo e di cui non avevamo bisogno.