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Sfogliando i giornali del 22 aprile

Le notizie scelte oggi: le proposte italiane e la rabbia africana per il Mediterraneo; l’Iran chiede assistenza umanitaria urgente per lo Yemen, arriva il divorzio breve in Italia: basteranno sei mesi; Hong Kong, nuove proteste dopo l’annuncio della riforma elettorale; l’Eritrea è il paese più censurato del mondo

01 – Mediterraneo, le proposte italiane e la rabbia africana

Il presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, è intervenuto questa mattina alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo straordinario di domani, chiesto dall’Italia dopo il naufragio dei migranti nel canale di Sicilia avvenuto domenica scorsa. Nel suo discorso, oltre a un attacco agli scafisti, definiti «mercanti di schiavi», ha annunciato che l’Italia chiederà alle organizzazioni internazionali di scoraggiare la partenza dai paesi africani con «una forte presenza nell’area a sud della Libia», e anche di non considerare l’immigrazione solo come una questione di sicurezza nazionale. «Le procedure per l’asilo siano gestite con un team europeo. Questo tema deve essere patrimonio non solo di un paese ma di tutti i 28 membri dell’Ue».

Intanto, molti quotidiani dell’area subsahariana hanno dato grande rilievo alla strage, parlando di «naufragio dei leader africani» e sottolineando l’inerzia dell’Europa e dei dirigenti politici dell’Africa, ritenuti incapaci di risolvere i problemi economici e sociali, ma anche di sicurezza, che spingono migliaia di persone a rischiare la vita in mare cercando di raggiungere il nostro continente.

02 – Yemen, l’Iran chiede assistenza umanitaria urgente

Il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha lanciato un appello per fornire assistenza umanitaria urgente nello Yemen dopo l’annuncio dell’Arabia Saudita della fine dei bombardamenti contro i ribelli sciiti Houthi. Zarif ha accolto positivamente la decisione saudita e ha chiesto dei negoziati e la formazione di un nuovo governo. Tuttavia, il governo di Riyad, che ha ripreso questa mattina i raid, ha affermato che il ricorso alle azioni militari non avranno termine finché gli Houthi non smetteranno di combattere. Questa condizione è considerata decisiva per poter procedere con una soluzione politica alla crisi, chiesta soprattutto dagli Stati Uniti, che considerano ancora come legittimo il governo di Hadi, insediatosi nel 2011 in seguito alla deposizione di Saleh.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, fino a oggi i combattimenti nello Yemen hanno causato 944 morti.

03 – Divorzio breve, oggi il sì alla legge: basteranno sei mesi

Oggi il divorzio breve potrebbe diventare legge in Italia e modificare una norma di oltre 40 anni fa. Con il nuovo testo non saranno più necessari tre anni per mettere fine al proprio matrimonio, ma nel suo passaggio al Senato è stata stralciata la possibilità di procedere con il divorzio immediato.

La legge, definita dalla relatrice Alessia Marani «una norma di civiltà», mira soprattutto a ridurre le conflittualità che i precedenti regolamenti non sono mai riusciti a impedire. Oltre al Partito democratico, favorevoli alla riforma anche il Movimento 5 stelle e Sel, mentre sono critici i partiti di centrodestra, secondo cui la legge «rischia di causare disastri inenarrabili visto che rende la società sempre meno responsabile».

04 – Hong Kong, nuove proteste dopo l’annuncio della riforma elettorale

Questa mattina a Hong Kong, regione amministrativa speciale cinese, sono scoppiate nuove proteste degli attivisti per la democrazia dopo l’annuncio del governo sulle nuove linee guida per le elezioni del 2017, in cui la Cina potrà intervenire sulla selezione dei candidati.

Il governo di Hong Kong ha infatti annunciato il nuovo piano di riforme politiche, che include il regolamento per le prossime elezioni generali che si svolgeranno nel 2017: i candidati dovranno essere prima esaminati da una commissione del governo centrale cinese, che potrà stabilire chi avrà il diritto di candidarsi e chi no. L’annuncio di questo regolamento, nell’agosto del 2014, aveva portato migliaia di attivisti in piazza per diversi mesi, riuniti nel movimento di Occupy Central, ma la Cina ha sempre dichiarato di non essere disposta a concessioni su questo tema.

05 – Informazione, è l’Eritrea il paese più censurato del mondo

Il Comitato per la protezione dei giornalisti, Cpj, ha pubblicato la classifica delle 10 nazioni più censurate al mondo. L’organizzazione, che monitora il rispetto del diritto e del dovere di informare, mette al primo posto l’Eritrea, seguita dalla Corea del Nord, dall’Arabia Saudita e dall’Etiopia, segnando quindi una pesante influenza della politica sull’informazione nei paesi che si affacciano sul Mar Rosso. In particolare, nella piccola Eritrea, 23 giornalisti si trovano in carcere senza un processo o un giudizio, mentre sin dal 2011 l’accesso a internet è limitato per la paura di proteste popolari. Anche i giornalisti dei media di Stato, racconta il rapporto, «vivono nel timore costante di essere arrestati». A completare la classifica concorrono 5 paesi asiatici, Azerbaijan, Vietnam, Iran, Cina e Myanmar, seguiti da Cuba.

Copertina: "Anti Occupy Central Protesters in Causeway Bay 20141012" by Manabu Oikawa - IMG_0274. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.