Cordoglio per le morti nel mar Mediterraneo
22 aprile 2015
Dichiarazioni da parte di diversi responsabili delle chiese evangeliche italiane
Diverse le dichiarazioni che alcuni responsabili delle chiese evangeliche in Italia hanno rilasciato a seguito dell’immane tragedia avvenuta in mare, nella notte tra il 18 e il 19 aprile, costata la vita a circa 900 migranti.
Il pastore Raffaele Volpe, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), in una lettera inviata alle chiese scrive: «L’ennesima tragedia nel Mare Nostrum, che non è più nostro, che moralmente più non ci appartiene; l’ennesima tragedia, “il loro grido” (Esodo 22, 23) fatto di processioni di croci, del legno marcio di acqua marina; l’ennesima tragedia, mentre un’Europa babilonese non ode la voce: “Ahi! ahi! Babilonia, la gran città, la potente città! Il tuo giudizio è venuto in un momento!» (Apocalisse 18, 10); l’ennesima tragedia chiede a noi cristiani di costruire scialuppe di preghiere; una liturgia dell’ indignazione e del lutto; una mobilitazione permanente, con chiunque». A nome del Comitato esecutivo, il pres. Ucebi invita le chiese battiste a dedicare la domenica 26 aprile alle vittime del Mediterraneo. Disponibile online è la documentazione (tra cui una liturgia) preparata dal Dipartimento di evangelizzazione per la domenica per i diritti umani, dedicata quest’anno proprio al tema delle migrazioni.
Il presidente dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno (Uicca), past. Stefano Paris, a nome del Comitato Uicca, ha dichiarato: «La Chiesa cristiana avventista del settimo giorno esprime il suo lutto e si impegna a tenere viva e operosa la memoria delle donne, degli uomini e dei bambini senza nome morti nel tentativo di raggiungere la terra dove scorre latte e miele. Ma hanno trovato acqua e sale. E violenza cieca. Molti si interrogano sulle misure immediate da predisporre, anche in seno al Consiglio Europeo straordinario convocato a breve su richiesta italiana, al fine di impedire che altre migliaia di uomini, donne e bambini prendano il largo alla volta dell’Europa, facendo la medesima orribile fine. Dopo aver speso tutti i propri risparmi per andare a popolare, come spettri, i fondali del Mediterraneo. In questo sussulto generale, il nodo del discorso non deve ruotare soltanto attorno ai rimedi militari o di polizia internazionale, per fermare le organizzazioni criminali e gli scafisti. Occorrono rimedi politici seri e una presa di coscienza collettiva per creare nel corno d’Africa, in Libia, in Siria e in altri paesi dilaniati dai conflitti e dalle emergenze umanitarie, condizioni di vita dignitose che rappresentino una promessa di vita felice. Quei popoli cesseranno di mettersi in marcia solo quando la loro terra e il loro paese saranno sicuri, pacifici e provvidi. La strada è lunga ma obbligata e doverosa. L’Europa e in generale il Nord del mondo, cristiano, ricco e prospero, non possono ignorare queste istanze, perché le grida di quella gente, come dice l’apostolo Giacomo nella Bibbia, trovano chi li ascolta in cielo. Auspicando che tutti noi cristiani ci impegniamo ad essere più prossimi ai loro bisogni, attenti a cogliere questa disperazione e, come veri fratelli, metterci in gioco per garantire anche a loro quello che la vita ha donato a noi. Dio abbia pietà di noi e ci renda umani».
Anche il neo eletto Comitato nazionale (Cn) della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) ha espresso cordoglio per quanto avvenuto. «Il Comitato Nazionale della Fdei assiste sgomento all’ennesima tragedia nel Mar Mediterraneo e non riesce a contenere il dolore per la perdita di tante vite umane. Manifesta tutta la sua vicinanza ai superstiti e alle famiglie delle vittime, ma non può non esprimere indignazione per quanto accade in maniera costante e continua. Rivolge quindi un accorato appello ai governanti italiani ed europei affinché distolgano l’attenzione da contese politiche e interessi economici per concentrarsi sulle vite umane che si perdono in maniera così terribile, per trovare finalmente delle risposte che affrontino con decisione il problema nelle sue dimensioni umane e politiche. Il Cn non smette di sperare che il bene prevalga sul male grazie all’aiuto divino e alla convergenza di tutte le forze positive: istituzioni, gruppi, associazioni, chiese e individui che si spendono per il bene di tante persone sfortunate».