Il giudizio di Dio
17 aprile 2015
Un giorno una parola – commento a Salmo 7, 8
Il Signore giudica i popoli; giudica me, o Signore, secondo la mia giustizia e la mia integrità.
(Salmo 7, 8)
Uno soltanto è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?
(Giacomo 4, 12)
Tutti ricordiamo le parole di Gesù contenute nell’evangelo secondo Matteo ove è detto: Non giudicate, affinché non siate giudicati […] (Matteo 7,1). Questo divieto si impone con forza nella vita del cristiano per poter costruire una società nella quale vi sia un rapporto sempre di fraterna sincerità e non di oscure manovre per creare danno al prossimo. Tu, dunque, non giudicare!
Ma un aspetto ancora da chiarire riguarda la consapevolezza che il giudizio è solo il potere posto nelle mani di Dio. Egli giudica i popoli, ci dice il credente del Salmo; giudica anche la mia vita e l’integrità del mio vivere. Dio è il solo Signore!
Eppure se siamo stati liberati del peso del giudizio sugli altri, rimane la questione non sempre chiara della qualità del giudizio di Dio sulla nostra esistenza. Infatti, sono molti coloro i quali hanno paura del giudizio divino e cercano in ogni modo di allontanarsi da Dio. Lutero stesso odiava la espressione biblica “giustizia di Dio” perché i suoi maestri gli avevano insegnato che si trattava di un giudizio per punire i peccatori. Trovò libertà da questo terrore dell’ira di Dio quando studiando l’epistola di Paolo ai Romani scoprì che “la giustizia di Dio è quella grazie alla quale il giusto vive per il dono di Dio, cioè per la fede…”.
Dunque, ben venga il giudizio di Dio perché tramite esso vi è per tutti noi vita nuova e liberata da ogni impedimento nella costruzione di una società fondata sulla pace. Ben venga il giudizio di Dio perché esso è dono di frutti gustosi per essere nutriti a nostra volta solo di amore e resi capaci di opere di riconciliazione. Ben venga il Dio giudicante noi e i popoli perché l’alternativa non è la felicità, ma la caduta nel mondo governato solo da malvagità e violenza, da lotta fratricida e oppressione dei poveri.