Riconoscersi bisognosi
08 aprile 2015
Un giorno una parola – commento a Luca 18, 16
I loro figli, che non ne avranno ancora avuto conoscenza, la udranno e impareranno a temere il Signore, il vostro Dio, tutto il tempo
(Deuteronomio 31, 13)
Gesù disse: «Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro»
(Luca 18, 16)
Il bambino come punto zero della realizzazione di sé. Nella Palestina del primo secolo i bambini non contavano nulla: nulla in campo sociale, nulla in campo politico, nulla in campo religioso. Erano considerati un’appendice della madre che a sua volta era un’appendice dell’uomo.
I bambini sono bisognosi di tutto e di tutti, dipendenza pura, oggettivamente gli ultimi. Gesù in primo luogo invita i discepoli (e anche noi siamo suoi discepoli) a: “Lasciare che questi bambini vadano a lui” cioè a non essere d’ostacolo fra lui e gli ultimi che noi arbitrariamente spesso consideriamo “oggetto di disturbo”. In secondo luogo Gesù afferma che: “Il regno di Dio è per chi assomiglia a loro”. Secondo l’evangelista Luca, Gesù rivela principalmente un Dio grazioso e difronte a questa grazia l’atteggiamento veramente maturo - da adulti nella fede - è quello di riconoscersi bisognosi, proprio come i bambini, e dunque saper pronunciare nell’umiltà e nella gioia il proprio: “Sì, grazie!”.