Arte e scienza per spiegare l’origine del mondo
31 marzo 2015
Verso la chiusura, a Novara, della mostra «In principio»
Nel prologo (un po’ didascalico) di 2001 – Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, uno scaglia in aria un osso che si trasforma in un’astronave: essa attraversa lo spazio sulle note dei Valzer di Strauss. In quell’osso c’è «tutto»: un pezzo della carcassa di un animale che prima era vivo; un reperto fossile; un prodotto della tecnologia più raffinata. Elementi naturali e prodotti dell’umana intelligenza. A questo concentrato di significati vien fatto di pensare visitando la mostra In principio (Novara, Complesso monumentale del Broletto, fino al 6 aprile prossimo), che indaga sull’origine del mondo attraversando l’arte e le scienze, ricordando che l’inizio di tutti i grandi miti relativi alla creazione (e fra questi la Bibbia) iniziano allo stesso modo, cercando di dipingere un «dentro» e un «fuori», salvo scoprire, nel XX secolo, che un «fuori» ormai non c’è più, e non solo il nostro pianeta, ma la nostra galassia, da tempo, non può più essere considerata l’unica. Siamo davvero piccoli, al cospetto non solo di Dio, ma dell’infinita serie di universi che stanno intorno a noi.
Come spiega l’astrofisico Giovanni Bignami nel video introduttivo, «quattrocento milioni dopo il Big bang l’universo diventa trasparente. E compare la luce…». Da qui in poi sembrano viaggiare in parallelo i percorsi della scienza e quelli della creatività umana, come tutti i materiali esposti confermeranno, via via che il visitatore procede nella sale, di fronte a meteoriti, videoinstallazioni, macchinari, libri d’epoca, quadri d’autore – fra cui il Padre nostro del Guercino (1591-1666), che ha sostituito nel corpo della mostra l’Atlante dello stesso autore, prestato a un’altra esposizione in Giappone, o una delle tele squarciate di Lucio Fontana. Le sezioni, d’altro canto, sono sette come i giorni della Creazione secondo la Genesi.
Le sezioni rappresentano altrettante discipline, e va notato che i relativi titoli bene introducono, anche con una certa ironia, lo sguardo che si vuol dare alla materia: astronomia/astrofisica (Big Bang); geologia (La Terra e dintorni); biologia (Comincia la vita); antropologia (La sfida di Prometeo); neuroscienze (Il buio oltre la siepe); linguistica (Bla bla bla); estetica Perché non parli?). Proprio la celebre domanda che si dice pronunciata da Michelangelo di fronte al Mosè che gli stava nascendo fra le mani indica il nesso fra l’arte e la creatività umane, da una parte, e la conoscenza scientifica: che cosa ci aspettiamo, da sempre, da ciò che ci circonda?
Sei miliardi di anni fa la nostra storia si è separata da quella degli altri esseri, con la creazione di utensili che non erano dati in natura; questa fu una svolta. Da allora non ci accontentiamo più, le spiegazioni che diamo del mondo sono sempre più raffinate eppure mai sufficienti: ma abbiamo fatto dei progressi nella consapevolezza di quello che, da credenti, consideriamo il nostro posto: la nostra conoscenza non può essere un assoluto. Ce lo dice la scienza, ma, paradossalmente, anche ‘Evangelo.