Chiedere una benedizione
30 marzo 2015
Un giorno una parola - commento a Deuteronomio 26, 15
Volgi a noi lo sguardo dalla tua santa dimora, dal cielo, e benedici il tuo popolo, Israele, e la terra che ci hai data, come giurasti ai nostri padri, terra dove scorre il latte e il miele.
(Deuteronomio 26, 15)
Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo
(Luca 1, 68)
Riflettiamo oggi sul contenuto di una preghiera. È la richiesta a Dio di benedire il suo popolo, Israele, e la sua terra. Si parla della terra promessa, dove scorre il latte e il miele. Se guardiamo oggi Israele e il suo territorio, ci fa pensare alla terra «promessa ai padri dove scorre il latte e il miele»? Oppure vediamo solo una zona di conflitti, di politiche che suscitano antisemitismo, di fondamentalismi che producono odio?
Il Deuteronomio ci racconta la storia del popolo d’Israele, parla di regole e leggi da seguire, di maledizioni e benedizioni. Il testo ci ricorda di poter chiedere la benedizione dopo aver promesso a Dio di camminare nelle sue vie e di osservare le sue leggi. Ma il “popolo di Dio”, al quale pensiamo di far parte anche noi, come allora anche oggi, non rispetta le leggi. Non siamo in grado di osservare i Dieci Comandamenti, le regole fondamentali per la convivenza tra esseri umani, per il rispetto dell’altro. Conflitti e fondamentalismi sono presenti nella nostra vita da tutte le parti, in moltissime forme.
Abbiamo urgentemente bisogno di chiedere a Dio di volgere lo sguardo a noi, di aiutarci a non maltrattare la terra che ci ha affidata, affinché il latte ed il miele che potrebbe produrre non siano avvelenati. Dobbiamo riuscire a rispettare le regole di una convivenza civile, di non alzare le mani contro il nostro prossimo, non penso soltanto alle situazioni di guerra, ma al modo di vivere il nostro quotidiano, qui nel nostro paese. Solo allora potremo osare di chiedere a Dio di “dire bene” di noi, di benedirci.