Basta inchini
30 marzo 2015
I vescovi di due diocesi calabresi stilano un regolamento per le processioni pasquali. Il coordinatore di Libera: un segnale importante per dire no alle mafie
Nessun inchino sarà più concesso davanti alle case dei boss: le cerimonie religiose cattoliche, che prevedono il trasporto delle statue di Maria e dei santi portati in processione, saranno d’ora in avanti sottoposte a un preciso regolamento, «al fine di ovviare ad altre possibili situazioni incresciose già verificatesi e per educare la comunità al vero senso religioso di quelle particolari manifestazioni pasquali della pietà popolare». L’ha deciso il vescovo della diocesi di Mileto, Tropea e Nicotera Luigi Renzo, che ha stilato un regolamento che sarà già in vigore nei giorni di Pasqua. Lo stesso ha fatto il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, Francesco Milito, che ha ufficialmente deciso di sbloccare per la Settimana santa lo svolgimento delle processioni religiose, sospese dallo scorso luglio quando, durante una processione, i portatori della statua della madonna fecero una sosta vicino alla casa di Giuseppe Mazzagatti, anziano capo clan, condannato all’ergastolo e associazione a delinquere di stampo mafioso. Episodio certo non isolato ma anzi talmente diffuso da essere considerato consuetudine in diversi comuni e da avere attirato già da tempo l’attenzione delle autorità religiose e civili. Anche in questo caso le processioni, come l’Affruntata, la tradizionale cerimonia pasquale che simboleggia l’incontro tra Maria e Gesù, sono ripristinate ma con una rigorosa attenzione nella scelta dei portatori, che devono essere di «provata cristianità».
Secondo le nuove disposizioni del vescovo Renzo, sarà tassativamente vietata «ogni forma di incanto o riffa per poter portare le statue» e i portatori dovranno essere estratti a sorte fra i fedeli della parrocchia, essere residenti nel comune in cui si svolge la processione e non potranno in nessuno caso essere «persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento». E, ovviamente, sarà vietato «girare o sostare con le sacre immagini davanti a case o persone, tranne che si tratti di ospedali, case di cura, ammalati». Una forte esortazione viene fatta anche ai pastori, affinché siano più coraggiosi e uniti, e diano segni di rottura da «certi andazzi».
«E’ un segnale positivo – commenta Mimmo Nasone, coordinatore regionale di Libera in Calabria – un primo passo per restituire queste cerimonie ai fedeli: infatti soltanto chi ha un ruolo attivo nella chiesa può portare le statue, e deve comunque essere scelto dal parroco e dalla comunità». Le reazioni? «In generale la novità è stata presa bene, anche se in qualche parrocchia qualcuno si sarà sentito più controllato». Di recente proprio Nasone era stato minacciato di morte dalla ‘ndrangheta per la sua testimonianza e il lavoro di contrasto alle mafie che da anni porta avanti in Calabria: «Non mi faccio certo fermare dalle minacce – dice ora il coordinatore di Libera – e questo attacco ha avuto l’effetto di far crescere intorno a me una solidarietà concreta, di persone che hanno sentito il bisogno di impegnarsi; quindi posso dire che va meglio di prima».