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Una "Giornata della legalità" tutto l’anno

Il fenomeno mafioso cambia, occorre contrastarlo con una cultura della legalità più forte. L'iniziativa delle chiese valdesi e metodiste

Il 22 marzo le chiese metodiste e valdesi italiane celebrano la Giornata della legalità, istituita nel 2009 dalle chiese del sud Italia, e poi estesa a tutte le altre nel 2014. Sabato 21 Marzo, a Bologna, l’associazione Libera ricorda le vittime di mafia con la sua ventesima “Giornata delle memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Le vittime delle mafie continuano ad esserci in Italia, ma con numeri molto inferiori rispetto a un tempo: le modalità violente e omicide lasciano lentamente il posto alla corruzione, metodo infallibile per raggiungere posti chiave, ottenere appalti, speculare, e garantire la continuazione delle proprie attività. Le modalità meno visibili, più tollerabili rispetto all’omicidio, fanno diventare ancora più urgente la necessità di continuare a parlare di una cultura della legalità, di educazione, di sensibilizzazione al tema. Ne parliamo con Gianluca Fiusco, direttore del Servizio Cristiano di Riesi.

Come legge questo fenomeno?

«Noi tutti abbiamo una grande responsabilità, al di là delle provenienze geografiche: per anni la società civile si è impegnata nel generico contrasto alla mafia facendo di questo anche un brand; negli ultimi anni sono sorte delle organizzazioni antimafia che hanno un po’ fatto passare l'idea che il contrasto alla mafia passasse dalla gestione dei beni, dalla denuncia delle infiltrazioni mafiose e così via. Ma la mafia non è stata sconfitta, anzi, ha cambiato pelle, facendo quello che sa fare benissimo: adattarsi alla nuova situazione. Questo lo riscontriamo anche dal fatto che ultimamente in Sicilia, noti personaggi pubblici sono stati colti con le mani nella marmellata: un fenomeno molto diffuso e capillare, che non riguarda solo gli esponenti di Confindustria Sicilia ad esempio, o altre organizzazioni di categoria economiche; ma riguarda la politica, riguarda quello che ruota intorno ai pubblici appalti, e riguarda anche quelle organizzazioni che del "brand mafia" avevano fatto la loro esistenza. Ci si guarda attorno e lo sconforto cresce. All’indomani delle stragi il lavoro delle mafie è stato sempre di più sotto traccia, solo quando non poteva farne a meno ha sparato. Ora il fenomeno violento è quasi del tutto scomparso, non solo perché le organizzazioni non vogliono gli occhi della magistratura addosso, ma proprio perché hanno cambiato pelle».

Cosa significa testimoniare l’evangelo in un contesto come Riesi?

«L’azione evangelica di testimonianza attraverso la diaconia è un elemento fondamentale, perché oggi, più che in passato, si trovano a coincidere dei fenomeni culturali, storici, economici e sociali che se non sono ben letti e contrastati, rischiano di servire al brodo di coltura per quella mentalità mafiosa che si vuole contrastare. Il livello indiretto, però, è quello della collettività che sentendosi abbandonata dalle istituzioni, può trovare naturale tacere di fronte a quello che vede. Il problema delle piccole realtà, come quella in cui operiamo, è che spesso i fenomeni sono culturali e di tradizione: l’interpretazione del sentimento religioso è spesso un elemento fondamentale di silenzio e di connivenza, di partecipazione indiretta a determinati fenomeni. Per questo l’azione di testimonianza a livello diaconale è fondamentale per rompere questi meccanismi latenti».

Qual è il significato della Giornata della legalità?

«Era un attività del IV distretto delle chiese valdesi e metodiste, che ha ritenuto importante, all’interno della propria testimonianza evangelica, introdurre questo elemento di riflessione, accanto ad altri, nell'anno ecclesiastico. Un versetto biblico caratterizza la giornata, poi ogni realtà guarda un po’ alle caratteristiche del proprio territorio. Va detto che l’impegno per la domenica della legalità non si esaurisce con la giornata: tutte le nostre chiese sono impegnate da anni nel contrasto ai fenomeni di illegalità diffusa o alle attività criminali. Si tratta di un messaggio coerente con il messaggio evangelico: diciamo che è una questione “genetica”. La nostra testimonianza si riduce a pochi atti liturgici, se non siamo presenti sulle frontiere di contrasto al fenomeno criminale: e questo non possiamo consentirlo, prima di tutto a noi stessi».

 

Copertina: "Ammazzateci Tutti in corteo" di Ethicom - Opera propria. Con licenza CC BY 3.0 tramite Wikipedia