Consiglio a porte aperte sull’acqua
20 marzo 2015
Torre Pellice si confronta sul valore dell'acqua come bene pubblico
«Un solo Consiglio a porte aperte all’anno: quello del 2015 abbiamo pensato di dedicarlo all’acqua, intesa come bene pubblico». Sono queste le parole con cui Marco Cogno, sindaco di Torre Pellice, ha introdotto ieri sera, giovedì 19 marzo il Consiglio comunale aperto, alla presenza di un pubblico scarso e in un certo modo di soli addetti ai lavori. Assenti, purtroppo, i cittadini. E l’apertura del consiglio non ha raccolto interventi da parte del pubblico ma solo alcuni esposti dai consiglieri di maggioranza e minoranza. Insomma, è sembrato di assistere a una normale seduta dell’amministrazione comunale che, ricordiamo, è sempre aperta a tutti, ma senza possibilità di intervento.
All’ordine del giorno una proposta di delibera, avanzata nel mese di novembre dal gruppo 5stelle a favore della trasformazione della Smat (Società metropolitana acque Torino) da società per azioni, che dall’acqua trae un profitto, ad azienda speciale consortile, cioè azienda di diritto pubblico che in quanto tale fa dell’acqua un bene e non una merce (gli utili sono reinvestiti nel servizio e non suddivisi fra i soci come avviene nelle società di diritto privato).
L’intento dell’amministrazione di Torre Pellice è stato quello di informarsi e informare invitando due esperti: da Mariangela Rosolen, presidente del Comitato Acqua Pubblica di Torino, e Armando Quazzo, responsabile marketing e sviluppo di Smat.
Ieri sera si è svolto un momento di raccoglimento dei sindaci della val Pellice in ricordo delle vittime degli attacchi terroristici a Tunisi
La richiesta, illustrata da Rosolen, è quella «di rispettare l’esito del referendum popolare del 2011 che ha scelto per l’acqua pubblica, incontrando un voto trasversale di oltre 27 milioni di italiani. A oggi Smat è una società a diritto privato, anche se di proprietà dei comuni al 100%. Da solo però il comune di Torino detiene il 64% delle quote e quindi ha un peso rilevante. Il punto centrale che noi abbiamo richiesto, in primis a Torino, e ci è stato accolto solo in parte e quello di passare la Smat a società di diritto pubblico. Abbiamo però solo ottenuto parte delle nostre richieste: l’80% del profitto verrà mantenuto in Smat, mentre il restante sarà redistribuito ai soci, vale a dire i Comuni. Mentre per noi era importante che il 100% rimanesse in Smat affinchè la società avesse le risorse necessarie per fare investimenti e offrire un buon servizio. Altra piccola conquista riguarda la cessione a privati di quote di Smat: deve essere d’accordo il 90% dei soci mentre prima la quota era più bassa». Dal canto suo Smat risponde con Quazzo. «La società di per sé è pubblica e le modifiche allo statuto sono state un chiaro passo in questo senso.
È stata anche reintrodotta una norma, eliminata al tempo del governo Berlusconi, che prevede la possibilità che i comuni assegnino in house la gestione del servizio». Il discorso si è poi allontanato dall’ambito locale andando a toccare esempi lontani (come la municipalizzazione delle acque a Napoli piuttosto che a Parigi) ma il sindaco Cogno ha espresso un dubbio: «con i soldi che ci vengono restituiti come utili possiamo effettuare interventi di salvaguardia e messa in sicurezza del territorio che hanno un’importanza non solo locale ma per tutta l’asta fluviale (i famosi Piani di manutenzione ordinaria, finanziati con fondi Ato, ambito territoriale ottimale): con il passaggio di Smat a società di diritto pubblico otterremo ancora questi fondi?». La risposta arriva ancora da Rosolen: «Certo, dovete far valere le vostre richiesta nell’ambito dell’Ato». Il Consiglio si è quindi chiuso con l’obiettivo di riconvocarsi prossimamente per votare o meno questa delibera, già accolta, a esempio, dal Comune di Pinerolo nelle settimane scorse.