Dialogare con Dio
19 marzo 2015
Un giorno una parola – commento a Romani 9, 20
Che perversità è la vostra! Il vasaio sarà forse considerato al pari dell’argilla al punto che l’opera dica all’operaio: «Egli non mi ha fatto?». Al punto che il vaso dica del vasaio: «Non ci capisce nulla?»
(Isaia 29, 16)
Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio?
(Romani 9, 20)
Qui l’apostolo Paolo riecheggia le parole dell’Eterno a Giobbe (40, 1-2): “Il censore dell’Onnipotente vuole ancora contendere con lui? Colui che censura Dio ha una risposta a tutto questo?”. Paolo pone questa domanda partendo certamente dalla sua esperienza umana, di grande lottatore qual è, così come Giobbe l’aveva fatto da persona integra e buona, ingiustamente colpito dalla sofferenza. Nessuna delle nostre qualità, meriti ed eccellenze umane ci permette di replicare a Dio. Possiamo dialogare, interrogare, non rivoltarci, negare. Come diceva Martin Luther King: “Non devo comprendere qual è la mia volontà, ma capire la volontà del Signore”.