Essere persona, sempre e comunque amata da Dio
17 marzo 2015
L’accudimento di un genitore malato nel libro di Laura Baldassini
Da un’esperienza vissuta in prima persona, attraverso le lacerazioni provocate dalla malattia della madre, giungono al lettore una lezione di vita e una di teologia. Mi porti a casa?* ripercorre i «pensieri di una figlia» di fronte al progressivo dissolversi della mente della mamma, con quel che ne consegue per l’esistenza degli altri familiari coinvolti: organizzarsi, modificare il palinsesto delle proprie giornate e settimane, per far fronte alle necessità di un «accudimento rovesciato».
Non si tratta solo della vecchiaia dei genitori: con la malattia di Alzheimer – scrive Gabriella Bottini (Università di Pavia) nell’introduzione – «si degradano progressivamente i tratti del carattere, si offuscano i suoi comportamenti soliti, e la persona si perde in un’omologazione drammatica»…: ecco un addetto ai lavori che parla senza tecnicismi. La persona «si perde»: non sa più chi sia, né dove; «omologazione»: parola che attiene alla cultura e alla politica, la categoria acutamente denunciata da Pasolini per una cultura che andava massificando l’Italia; l’azzeramento delle culture locali, delle parlate, della natura non può che portare a un «tutto uguale» che non è più nulla, che non è riconoscibile, che non ha personalità.
Appunto. Manca la personalità. Ma la persona c’è, fino all’ultimo, solo che chi è intorno all’ammalato o ammalata, non sa se questo «ultimo» sia già arrivato, o se ancora la situazione possa peggiorare, in una discesa senza fine, a cui però qualcosa tenacemente si oppone. Questo qualcosa che si dibatte in modi forse inconsulti, questa eccedenza ingovernabile di umanità residua e autentica è probabilmente la nostra natura di creature amate da Dio, esseri fragilissimi che hanno la loro vita nei loro corpi e nelle loro menti, ma anche in un altrove, a cui presiede l’amore di Dio.
Ed ecco, allora, che questo diario si apre alla speranza: la sua strutturazione è ben progettata, per due motivi. Alla narrazione vengono intercalate alcune lettere, di una pastora di Milano, di un pastore esperto nella pastorale clinica, di una carissima amica dell’autrice. Di fronte a una malattia così devastante occorre infatti far fronte comune ed essere sostenuti. Le notazioni cronologiche, poi, sono vaghe (sono passati tre mesi, manca poco a Natale, il giorno dell’Epifania): una corrente nella quale i congiunti stessi sembrano perdere la cognizione precisa del tempo (si vedano sull’Alzheimer le bellissime pagine di Eugenio Borgna, Il tempo e la vita, Feltrinelli 2015 – Riforma n. 7, p. 7).
Ma in questa vicenda compare anche Dio. Perché proprio quando Egli sembra nascosto, quel Deus absconditus (Isaia 45, 15) che ha interpellato Agostino e poi Lutero, Pascal e poi Karl Barth, e ancora ha impregnato i film di Dreyer, Bergman e Bresson, non lascia mai né l’ammalata né la figlia, che a Lui scrive: «Non ho sempre santificato il tuo nome, ma sei sempre stato presente in questa vicenda, anche quando ti ho negato». I testi biblici, conosciuti da sempre (anche dalla mamma) o suggeriti dagli interlocutori aiutano a ribadire la consapevolezza dell’autrice e un sostegno paterno (in una personalissima riscrittura del Padre Nostro) la porta a uscire dal tunnel. Quando la mamma pare ormai irriconoscibile, «mi manca la mamma di un tempo» – confessa Baldassini, che però aggiunge una confessione emozionante: «… ma ho paura che mi possa mancare anche questa mamma quando non ci sarà più». Lo tengano a mente quanti con troppa sicurezza pensano di poter fissare in astratto il momento in cui una persona non è più se stessa…
Ultima considerazione: l’autrice ha avuto al suo fianco, oltre al marito e i figli, e le sorelle come lei coinvolte, la propria comunità di fede (che scrive un messaggio augurale alla mamma stessa) e dei ministri delle nostre chiese. Quando siamo arcigni nei confronti di pastori e pastore, e quando ci lamentiamo dello scarso tessuto comunitario delle nostre chiese, facciamoci prima un bell’esame di coscienza, perché a tanti altri parenti di ammalati questo sostegno non è dato.
*Laura Baldassini, Mi porti a casa? Accudire un genitore malato – Pensieri di una figlia; con contributi di D. Mack. Torino, Claudiana, 2015, pp. 90, euro 9,50.