Accadde oggi, 11 marzo
11 marzo 2015
11 marzo 1985 - Gorbaciov al timone dell’Unione Sovietica
Dopo la morte di Breznev, per un ventennio alla guida della grande nazione sovietica, i suoi due successori hanno vita assai breve: in poco più di due anni scompaiono prima Andropov e poi Cernenko, senza avere il tempo di incidere in qualche maniera in un sistema che appare sclerotizzato, soprattutto in ambito economico. Piani quinquennali e strategie centraliste sono ormai superate. Ai confini di quell’immenso agglomerato di nazioni che è l’Urss, molte sono le spinte all’autonomia che iniziano a mostrarsi. Le repubbliche baltiche, gli stati caucasici, e poi l’Ucraina e la Russia stessa rivendicano maggiori poteri decisionali. La politica di Gorbaciov è rivoluzionaria rispetto alle tradizioni sovietiche: parla di grande stagione di riforme, apre a forme di autonomia per gli stati satellite (supera cosi la dottrina Breznev che si basava sullo stretto controllo nei confronti delle nazioni facenti parte dell’Urss e di quelle del patto di Varsavia).
E’ la Perestrojka, termine che tutti impariamo a conoscere e ad usare, prima con curiosità, poi con preoccupata attenzione, infine con enfasi iconica. Insieme a Reagan firma storici accordi di pace che portano alla fine della corsa agli armamenti e alla guerra stellare. Ritira le truppe da quel caos che è l’Afghanistan. Prova insomma a portare la nazione fuori dall’immobilismo, non semplicemente oliando meccanismi logori, ma provando a promuovere visioni alternative di sviluppo. E’ troppo tardi. Il paese è già in crisi di ossigeno da anni. Il resto lo fanno le contingenze mondiali che portano ad una rapidissima implosione dei regimi sostenuti da Mosca nelle nazioni satellite. Una dopo l’altra iniziano a battersi per la libertà dal gioco centralista. Le aperture che Gorbaciov concede ai governi di queste nazioni suonano tardive e non fanno che aumentare la velocità del vorticoso processo in corso. Dopo anni di immobilismo tutto improvvisamente crolla. E non solo fisicamente come il muro di Berlino. Gorbaciov non avrà il polso né probabilmente l’umana possibilità di resistere alle spinte autonomiste interne ed esterne. Fa ancora in tempo a vincere il premio Nobel per la pace nel 1990 per tutto quanto visto sopra(soprattutto per la fine della guerra fredda), prima di venire defenestrato da Boris Eltsin e dalla nouvelle vague neo liberista.