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Laicità alla bolognese

Il capoluogo emiliano torna al centro del dibattito fra laicità e religione a due anni dal referendum per i finanziamenti alle scuole paritarie. Questa volta a far discutere sono le benedizioni pasquali

A Bologna non si parla d’altro. E il capoluogo emiliano torna al centro del dibattito fra laicità e religione, a due anni dal referendum sui finanziamenti alle scuole materne paritarie. Allora la maggioranza dei cittadini che si recarono alle urne espressero chiaramente il loro no al destinare fondi pubblici per il sostegno degli istituti privati. Il voto è stato completamente ignorato e disatteso da una maggioranza bipartisan che per l’occasione ha trovato ampie convergenze, rinnovando i finanziamenti oggetti del referendum, che era solo consultivo.

Questa volta la nuova pietra dello scandalo è la decisione presa dal consiglio di istituto delle scuole dell’istituto comprensivo 20 di consentire alle autorità cattoliche di offrire una benedizione pasquale agli alunni. A seguito dello scoppio delle polemiche il consiglio d’istituto, presieduto da Giovanni Prodi, nipote di Romano, aveva deciso a larga maggioranza, a differenza di quanto stabilito in un primo tempo, di consentire si le benedizioni, ma fuori dall’orario scolastico e se i bambini si fossero presentati accompagnati dai genitori. Un gruppo di insegnanti e genitori si è però opposto e davanti alle decisioni del consiglio hanno deciso di presentare ricorso.

«Benedizioni e atti di culto di qualunque religione per loro essenza non costituiscono attività didattica o culturale e dunque non sono classificabili tra le attività scolastiche e neppure extrascolastiche», è uno dei passaggi chiave delle motivazioni che stanno alla base del ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (il Tar), e per i membri del comitato “Scuola e Costituzione” che ribadiscono come «non ha importanza che la celebrazione sia non obbligatoria prevista al di fuori dell’orario scolastico perché la partecipazione o meno a un atto di culto dentro i locali della scuola discrimina i componenti della comunità scolastica in merito alla partecipazione ad un’attività da questa deliberata in base alle proprie idee religiose». Di prassi sono le parrocchie ad accogliere i bambini e le famiglie che intendono ricevere una benedizione in occasione della Pasqua. La decisione del consiglio dell’istituto comprensivo 20 appare per lo meno irrituale, oltre che rappresentare un precedente cui si dovrà tener conto in futuro davanti a richieste analoghe di altre confessioni.

Ricordiamo che le nostre leggi italiane non consentono che nelle scuole pubbliche statali vengano effettuate visite pastorali, preghiere, messe e benedizioni. La programmazione di atti di culto è consentita, infatti, solo al di fuori dell’orario delle lezioni. La Corte Costituzionale, inoltre, con la sentenza n.203/1989, dopo aver affermato che i principi supremi dell’ordinamento costituzionale hanno una valenza superiore rispetto alle altre norme o leggi, ha stabilito che la laicità̀ dello Stato è un principio supremo che definisce la forma di Stato e che vanno sempre salvaguardati i principi di libertà religiosa, in un regime di pluralismo confessionale e culturale. In uno stato di diritto ci sarebbe poco da aggiungere. Da noi il dibattito è aperto.

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain

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