Sfogliando i giornali del 25 febbraio
25 febbraio 2015
Il ritrovamento del cadavere dell’attivista libica Intissar al Hasaari, la conferma di Scotland Yard sull'ingresso di tre studentesse britanniche in Siria, la conferma della condanna a morte per sette persone in Indonesia, il rapimento di una missionaria statunitense in Nigeria, il veto di Obama contro l'oleodotto Keystone XL
01 – Libia, uccisa un’attivista a Tripoli
Il corpo dell’attivista libica Intissar al Hasaari è stato ritrovato, insieme a quello di una zia, all’interno della sua auto, nella periferia di Tripoli. Associated Press e il sito libico Al Wasat raccontano che entrambe le persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco. Intissar al Hasaari era una delle fondatrici di Tanweer, o Tanouir, nome che si traduce in Gruppo per l’illuminismo, un movimento indipendente che aveva condotto una serie di proteste contro la presenza a Tripoli delle milizie sostenute dalla coalizione Alba libica, legate alla città di Misurata e ad alcuni movimenti di ispirazione jihadista. La donna aveva già ricevuto diverse minacce di morte ed era sfuggita ad alcuni attentati.
02 – Califfato, Scotland Yard conferma che tre studentesse britanniche sono entrate in Siria
Nella giornata di ieri la Turchia aveva accusato Scotland Yard di aver informato tardi le autorità turche sulla scomparsa di tre studentesse britanniche, che il 17 febbraio avevano preso un volo da Glasgow a Istanbul ed erano probabilmente dirette in Siria per unirsi ai miliziani del gruppo Stato islamico. La polizia britannica ha risposto questa mattina alle accuse confermando i sospetti: «Abbiamo ragione di credere – hanno dichiarato alla Bbc – che le tre studentesse scomparse abbiano attraversato il confine tra Turchia e Siria». I servizi segreti britannici avevano precedentemente negato questa notizia, ma le ricostruzione successive, e le informazioni false fornite alle famiglie, hanno portato a una conferma della notizia. Le tre studentesse, di età compresa tra i 15 e i 16 anni, verranno ora cercate da alcuni agenti di Scotland Yard, arrivati in Turchia per proseguire le indagini.
03 – Indonesia, il presidente Widodo non concede la grazia a 7 condannati a morte
Niente grazia per i 7 condannati a morte in Indonesia che erano in attesa di una risposta dal governo. Il presidente Joko Widodo ha annunciato che non accetterà nessuna delle richieste di grazia arrivate dall’estero per i 7 uomini, giudicati narcotrafficanti e condannati a morte. Le condanne, che riguardano un indonesiano, un australiano, un brasiliano, un francese, un ghanese, un nigeriano e un filippino, saranno dunque eseguite, e secondo Widodo «la pena di morte fa parte del sistema legale indonesiano e non ci devono essere interferenze dall’esterno». A gennaio l’Indonesia aveva eseguito le condanne a morte di altre 6 persone accusate di traffico di droga e provenienti da Malawi, Nigeria, Paesi Bassi e Vietnam. Attualmente nel braccio della morte indonesiano ci sono 133 persone, e si ritiene che le condanne a morte vengano eseguite nella grande maggioranza dei casi.
04 – Nigeria, rapita una missionaria statunitense. È stato chiesto un riscatto di 260.000 euro
I sequestratori della missionaria statunitense Phyllis Sortor, che era stata rapita lunedì da un commando di uomini armati mentre si trovava nei locali della scuola dove lavorava, nello stato di Kogi, hanno chiesto un riscatto di circa 260.000 euro per la sua liberazione. Il rapimento di Phyllis Sortor, appartentente alla chiesa metodista, è stato confermato anche da David Kendall, vescovo della Free methodist church nei pressi di Seattle, nello stato di Washington, così come dall’ambasciata statunitense e dal Dipartimento di stato degli Stati Uniti. Secondo la polizia di Kogi i rapitori fanno parte di una banda criminale che ha rapito la missionaria per ottenere un riscatto. È invece ritenuta improbabile la responsabilità di Boko haram, sospettata nelle prime ore dopo il rapimento.
05 – Stati Uniti, Obama mette il veto contro l’oleodotto Keystone XL
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha opposto il veto sulla legge che avrebbe consentito la costruzione dell’oleodotto Keystone XL. La Casa Bianca ha annunciato che il presidente si riserva la possibilità di dare il via libera alla legge, già approvata da camera e senato e fortemente voluta dai repubblicani, quando tutte le valutazioni di tipo ambientale saranno state completate. Questa decisione, ampiamente annunciata nei mesi scorsi, arriva a completamento di un percorso di contrapposizione tra presidente e congresso, e rappresenta la prima applicazione dello strumento del veto durante i due mandati di Obama. Nel motivare la sua decisione, il presidente ha spiegato che la legge «ha provato ad aggirare le procedure che devono stabilire se costruire e rendere operativo un oleodotto che valica i confini nazionali sia nell’interesse del paese».