Muore suor Dina Costantino, ultima diaconessa italiana
24 febbraio 2015
Responsabile per oltre 20 anni della casa di Torre Pellice. Il ruolo delle diaconesse nel protestantesimo italiano
Si sono svolti ieri, lunedì 23 febbraio a Torre Pellice, i funerali di suor Dina Costantino, l’ultima diaconessa nata in Italia, a lungo responsabile della struttura torrese che porta proprio il loro nome: casa delle diaconesse. Come riporta il sito studivaldesi.org «L’idea di un ministero femminile e la creazione degli istituti di diaconesse fu legato allo sviluppo dell’assistenza sociale ai poveri, per cure o istruzione, che sorse nel mondo germanico e svizzero all’inizio del XIX secolo, e rispose al desiderio di impegno totale manifestato da alcune protestanti, anche in risposta alle critiche provenienti da parte cattolica. La casa italiana fu fondata nel 1901 nonostante le riserve sul senso di un ministero femminile la cui forma era sostanzialmente distante dalla visione protestante classica della vita cristiana, in cui la devozione per amore non implicava una forma di vita specifica». Centro di formazione per aspiranti diaconesse era l’istituto di Saint-Loup nel cantone di Vaud in Svizzera. Suor Dina, nata a Inverso Pinasca l’8 giugno del 1921, entra come aspirante novizia alla casa delle diaconesse di Torre Pellice il 28 ottobre 1946, per poi frequentare per tre anni la casa di Saint-Loup dalla quale esce nel 1950, anno in cui ottiene anche il diploma da infermiera presso la Croce Rossa di Ginevra.
Consacrata nel 1954, presta servizio in alcune fra le principali opere valdesi: ospedale di Torino, rifugio Re Carlo Alberto, ospedale di Torre Pellice per poi diventare responsabile della casa delle diaconesse di Torre dal 1970 al 1992, anno dell’emeritazione. Da allora si trasferisce alle vicine case dei professori in compagnia di suor Marinette Beroud, svizzera di origine, ma diaconessa da sempre nelle valli valdesi, ultima vivente, emeritata nel 2009. La loro presenza a curare il giardino del loro alloggio diventa appuntamento fisso per una generazione almeno di valligiani, e oggetto di domande curiose di molti passanti che ignorano l’esistenza di un ministero femminile che prevedesse la vestizione di un abito nel mondo protestante. Con suor Dina si chiude un’epoca, quella appunto di un impegno femminile esclusivo di assistenza (i cinque punti fondamentali che contraddistinguevano il ministero delle diaconesse erano consacrazione, servizio gratuito, vita comunitaria, costume e nubilato), anomali all’interno del mondo protestante, ma il cui valore è stato indiscusso.