Museo della Shoah di Roma: altre polemiche
20 febbraio 2015
Si dimette Leone Paserman, il presidente della fondazione: «troppi ritardi. Dubito che si farà mai»
Ce ne eravamo occupati in ottobre, quando la vicenda sembrava giunta finalmente ad una svolta decisiva. Ora la doccia gelata della notizia delle dimissioni di Leone Paserman, presidente della Fondazione del museo della Shoah di Roma, apre scenari molto poco sereni sul futuro di un museo capitolino dedicato agli orrori del nazifascismo. In autunno, dopo troppi anni di tira e molla, di fughe in avanti e di disinteressi complici, pareva esser stato raggiunto un accordo sulla scelta della sede, individuata in quella villa Torlonia densa di significati, in quanto residenza romana di Benito Mussolini, costruita sulle antiche catacombe ebraiche dell’urbe. Una spinta decisiva era giunta anche dagli ormai pochi reduci capitolini della deportazione nei campi di sterminio, che in un accorato appello avevano manifestato la giusta volontà di veder finalmente nascere a Roma un museo dedicato alla Shoah, a ben 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Con un ritardo comunque più che colpevole.
Paserman denuncia la perdita di tempo che si perpetua anche in questi mesi, dopo gli annunci dello scorso ottobre: l’aggiudicazione definitiva dei lavori di restauro di villa Torlonia è ancora lontana da venire, nonostante il Comune avesse promesso di completare l’iter in un mese. A ciò si aggiunge l’ennesimo rinvio di una riunione del consiglio di amministrazione della fondazione, prevista per ieri, a causa dell’indisponibilità del sindaco Ignazio Marino: segnale questo letto da Paserman come l’ennesimo atto di disinteresse nei confronti della vicenda, che appare bloccata da veti o interessi contrastanti, visto che da quattro mesi il cda non riesce a riunirsi per indisponibilità varie. Dopo anni di discussioni attorno alla sede di villa Torlonia, con la stessa amministrazione cittadina già impegnata nell’acquisto di terreni attigui per un totale di oltre 15 milioni di euro, i nodi stanno arrivando al pettine.
Una parte della comunità ebraica romana spingeva per la soluzione di un museo ospitato all’Eur, presentato anch’esso con un progetto in pompa magna, prima del nuovo dietrofront verso il sito pensato in origine di villa Torlonia, che risale ormai all’epoca di Walter Veltroni sindaco. E meno male, perché come si legge dalle cronache di questi giorni, l’ente Eur è prossimo al fallimento. Ora giunge il forte gesto delle dimissioni di Paserman, in carica dal 2008 e in passato presidente della comunità ebraica di Roma, nell’estremo tentativo di sferzare chi sta contribuendo ad impantanare il progetto. Da molte parti si dice che stiamo vivendo un’epoca in cui si sta combattendo una sorta di preambolo di terza guerra mondiale. Da qualche parte in Italia non si riesce ancora a chiudere il conto con la seconda. E Paserman teme addirittura che Roma non avrà mai il suo museo della Shoah.