A voi sta bene?
13 febbraio 2015
Tutte le evoluzioni (e i trucchi) della pubblicità 2.0. Ma a noi sta bene?
Anche la pubblicità è diversa, su internet. Ormai, quello che vediamo sui nostri schermi è influenzato dalle nostre stesse preferenze. Ogni volta che digitiamo una ricerca su Google, o visitiamo un sito, piccole briciole delle nostre preferenze vengono lasciate sui sentieri informatici, e i pubblicitari del web sono diventati bravissimi a seguire queste tracce, arrivare fino a noi, e proporci annunci di cose che già ci piacciono. Per raggiungerci si è creato uno strano mondo fatto di finestre aperte sui siti che siamo soliti frequentare, dove vengono proiettate le pubblicità fatte a nostra immagine e somiglianza. Questo è il futuro, anzi, il presente, della pubblicità. Il fatto è che a volte capita che l'inserzionista perda di vista i luoghi dove compaiono le sue pubblicità. A qualcuno non interessa nemmeno dove tu possa vedere la loro pubblicità, basta che tu compri il prodotto.
Ad alcuni importa. Nella eterna lotta contro chi riempie la rete di bufale e inni d'odio, Diego Cajelli, sceneggiatore di fumetti (e molto altro), ha avuto un'idea: se esistono siti dediti a spargere mala informazione e odio, è perché guadagnano dalla pubblicità. Ma gli inserzionisti sanno che stanno comparendo su quei siti a fianco a proclami di morte contro cooperanti appena uscite da un sequestro, o appelli a fermare «i rom che rubano»?
Cajelli ha così cominciato una campagna intitolata #avoistabene? Il gioco è semplice, si dimostra a un inserzionista che la sua pubblicità compare in certi siti, e si valuta la risposta. Alcuni hanno risposto che, infatti, no, la cosa non gli stava bene; altri, sebbene attivi nel campo digitale, hanno dimostrato di non capire come funziona questa pubblicità 2.0, o di non sapere che possono scegliere su quali siti comparire o meno, altri ancora di tenere più all'eventuale guadagno che potrebbero portare quelle pagine, piuttosto che alla dignità di comparire in certi contesti. La battaglia è in atto, l'esito incerto. Togliere l'introito pubblicitario a chi semina odio e falsità è un fine nobile, perché non si possano difendere dicendo che «questo è quello che la gente vuole». Piuttosto è vero che «i soldi muovono il mondo», ma non tutti accettano ogni compromesso. Non a tutti sta bene.