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Il monviso visto dalla strada per Barge

L'assessore Valmaggia: «Il Parco del Monviso è un opportunità per tutti»

Perché l'assessorato ai boschi, ai parchi e alla montagna del Piemonte vuole il Parco del Monviso?

Il progetto della Regione Piemonte di creare un grande parco regionale attorno ai boschi e alle montagne del Monviso può sembrare scontato e può apparire come una scelta di buon senso per risparmiare risorse alle disastrate casse piemontesi e allo stesso tempo rilanciare l'economia e il turismo della zona. Così non è, soprattutto per quei comuni che faranno parte del futuro Parco.

Bobbio Pellice, Crissolo, Ostana, e quasi tutti i sindaci dei comuni della val Varaita – i comuni principalmente attraversati dal parco – vogliono difendere il territorio dall'imposizione di nuovi temuti vincoli che secondo loro sarebbero dannosi per gli abitanti e l'economia.

Proprio oggi, giovedì 5 febbraio, sono in corso in commissione regionale le audizioni dei sindaci coinvolti.  Attraverso le loro osservazioni si dovrà delineare il nuovo parco, con i vincoli, linee guida e le opportunità. Anche perché la proposta grezza uscita dalla Giunta regionale del 19 gennaio non ha riscosso grande successo.

La Giunta ha approvato il disegno di legge di riordino delle aree protette piemontesi, ma sarà appunto modificata dagli incontri di questi giorni con i sindaci e dovrà poi essere approvata dal Consiglio. In Piemonte vi sono, oltre ai due parchi nazionali del Gran Paradiso e di Val Grande tra il Lago Maggiore e il Monte Rosa, 81 aree protette a gestione regionale, 9 aree protette a gestione provinciale e 3 aree protette a gestione locale, ad oggi regolamentate dal testo unico n. 19 del 2009 e gestite da quattordici enti regionali. La riforma dell'assessore Valmaggia e del consigliere Alemanno vuole farli diventare nove con una serie di accorpamenti e unioni tra le quali dovrebbe nascere il citato Parco del Monviso.

«Non si tratta solo di un risparmio di risorse – sottolineano dalla Regione – ma di una seria strategia di rilancio turistico delle aree protette anche in vista dell'accesso ai fondi europei di sviluppo rurale 2013 – 2020»

Abbiamo raggiunto al telefono l'assessore alla Montagna e ai parchi del Piemonte Alberto Valmaggia, a cui abbiamo chiesto le impressioni dell'incontro pubblico a Bobbio Pellice di venerdì 30 gennaio in cui i bobbiesi e l'amministrazione hanno fatto chiaramente capire che non lo vogliono. La partita però non è ancora chiusa. L'assessorato ascolterà i comuni e si cercherà una mediazione.

«Noi vogliamo dare al parco un consiglio d'amministrazione composto da 4 persone: una nominata dalla Regione e 3 dai comuni coinvolti. Quindi uno sarà per forza nominato dal comune di Bobbio Pellice. In questo modo renderemo più snella la procedura di nomina garantendo una maggiore rappresentatività degli enti locali e garantiremo la rappresentanza delle associazioni ambientaliste e delle associazioni agricole nazionali più rappresentative» ci ha detto l'assessore Valmaggia.

«Con la riforma che abbiamo pensato – continua – nascerà l'ente di gestione delle aree protette cuneesi con l'accorpamento del Parco naturale delle Alpi Marittime insieme al Parco naturale del Marguareis e l'ente di gestione delle aree protette del Monviso composto dagli attuali territori del Parco del Po Cuneese a cui si aggiungono il Bosco dell'Alevè in Valle Varaita e l'Oasi di Prà-Barant in valle Pellice. che costituiranno il nuovo Parco naturale del Monviso», per quanto riguarda il nostro territorio di riferimento.

«Con il parco – ha concluso l'assessore – le terre del Monviso hanno la possibilità di far un passo avanti nella promozione del territorio. Si tratta di vedere il parco come uno strumento di sviluppo al servizio di chi lo abita nel rispetto di tutti i portatori di interesse, nessuno escluso. Ovviamente siamo sensibili alle remore dei comuni. Dal punto di vista operativo non ci saranno restrizioni e vincoli maggiori rispetto a quelli che vi sono nei Sic. Le preoccupazioni maggiori sono quelle degli allevatori, degli alpigiani, che pensano di veder compromesso o reso più difficoltoso il loro lavoro. Le uniche restrizioni sono quelle legate al mondo della caccia, in quanto estendendo l’area del parco fino al Brich Boucie, quella zona dove oggi si può cacciare verrebbe interdetta. L'impressione però è che si sia ancora troppo prevenuti su questo tema e non si voglia ascoltare quali potrebbero essere gli sviluppi positivi per l'economia del territorio dalla nascita del Parco del Monviso».

Ascolta l'intervista su Radio Beckwith

Foto: Il monviso visto dalla strada per Barge, con licenza CC BY 2.5via Wikimedia Commons