Sfogliando i giornali del 4 febbraio
04 febbraio 2015
Regno Unito, approvata la fecondazione assistita con tre persone, Egitto, il giornalista di Al Jazeera Mohamed Fahmy vicino al rilascio, Myanmar, il governo accusa l’Onu di interferenze, A Vienna Stati Uniti e Iran vicini a un accordo sul nucleare, Repubblica Democratica del Congo, polemiche e scontri
01 – Regno Unito, la Camera dei Comuni approva la fecondazione assistita con tre persone
La Camera dei Comuni del Regno Unito ha votato a favore dell’introduzione di una nuova tecnica di fecondazione assistita che prevede la donazione di mitocondri, organelli cellulari che forniscono energia e hanno un proprio Dna, chiamato “Dna mitocondriale”.
La procedura permette di sostituire i mitocondri “difettosi” della cellula uovo della madre con quelli di una donatrice sana, facendo sì che il bambino riceva il suo Dna da tre persone, ovvero un uomo e due donne. La Church of England si era espressa in modo critico nei confronti della legge, definita «irresponsabile» dal reverendo Brendan McCarthy, consigliere nazionale sull’etica medica della chiesa.
La mozione è stata approvata con 382 voti favorevoli e 128 contrari, e ora il testo passa alla camera dei Lord. Se dovesse passare in modo definitivo, si andrebbe a modificare lo Human Fertilisation and Embryology Act del 2008.
02 – Egitto, il giornalista di Al Jazeera Mohamed Fahmy vicino al rilascio
Dopo la liberazione dell’australiano Peter Greste, avvenuta nei giorni scorsi, anche Mohamed Fahmy, il giornalista di Al Jazeera di nazionalità canadese-egiziana, sta per essere liberato dal carcere del Cairo dove si trova dal 29 dicembre 2013 ed espulso verso il Canada.
Fahmy ha annunciato di aver rinunciato alla sua cittadinanza egiziana per accelerare le procedure per il rilascio. Secondo il fratello di Fahmi, Amel, la richiesta è stata imposta dalle autorità egizianem ed è stata «una decisione molto difficile, Mohamed è molto orgoglioso e proviene da una famiglia patriottica di militari e poliziotti che hanno difeso questo paese e combattuto le sue guerre».
Numerose le critiche ricevute da alcune parti della popolazione africana, ma secondo i colleghi di Fahmi presso l’emittente Al Jazeera, «Nessuno ha il diritto di criticare la scelta di Fahmy [...], la libertà non ha prezzo».
Rimane ancora in carcere il terzo uomo condannato per aver favorito l’organizzazione dei Fratelli musulmani, il cittadino egiziano Mohamed Baher.
03 – Myanmar, il governo accusa l’Onu di interferenze con gli affari interni del paese
Il Myanmar, che si appresta ad andare al voto per un referendum sulla nuova costituzione, ha accusato ieri le Nazioni Unite di «interferire con gli affari interni del paese», dopo che una funzionaria Onu aveva utilizzato il nome “rohingya” per indicare la minoranza musulmana apolide perseguitata nel paese. Secondo il governo birmano si tratta di cittadini del Bangladesh, immigrati illegalmente nel paese.
I rohingya, poco più di un milione di persone, sono una popolazione musulmana non riconosciuta in Myanmar, dove vivono, soprattutto nella regione del Rakhine, in condizioni che gli osservatori intrnazionali definiscono “di apartheid” in un paese a maggioranza buddista.
Il governo birmano ha affermato che l’Onu non avrebbe dovuto insistere sul termine rohingya, ma concentrarsi sulle condizioni di assistenza umanitaria alla popolazione.
04 – A Vienna Stati Uniti e Iran vicini a un accordo sul nucleare
Gli Stati Uniti e l’Iran sono vicini a un’intesa sul nucleare. Lo hanno comunicato ieri i negoziatori statunitensi durante una conferenza stampa a Vienna, dove si stanno svolgendo i colloqui.
Nell’accordo dovrebbe rientrare il permesso per Teheran di mantenere buona parte della propria tecnologia sull'uranio arricchito, in cambio di una riduzione delle sue capacità di produrre armi nucleari. Con questa intesa si chiuderebbe lo scontro tra Iran e le potenze occidentali sul nucleare, come auspicato anche dal presidente iraniano Hassan Rouhani.
05 – Repubblica Democratica del Congo, polemiche e scontri
L’Associazione per l’accesso alla giustizia, uno dei maggiori gruppi a sostegno dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo, ha chiesto al governo di annullare la nomina del generale Bruno Mandevu a capo delle forze che combattono contro i ribelli.
In passato il generale fu accusato di esecuzioni sommarie e stupri, ma secondo il governo vale anche per Mandevu la presunzione di innocenza. La Rdc sembra alla ricerca di un “uomo forte” per riuscire a disarmare le Fdlr, le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda, il principale gruppo legato alla dottrina dell’hutu power e in gran parte responsabile del genocidio ruandese del 1994. Le Fdlr sono attive da circa 20 anni nell’Est della Rdc, in particolare in Nord e Sud Kivu, dove hanno trovato il sostegno negli scorsi anni da parte del Movimento 23 Marzo, che chiedeva l’indipendenza delle regioni minerarie dal governo di Kinshasa.
Intanto non si fermano le violenze a Beni, nella provincia del Nord Kivu, dove nella notte sono state uccise 17 persone.