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Strage di Castelvolturno

Evangelismo multietnico

Rubrica «Essere chiesa insieme» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata dalla Fcei, andata in onda domenica 1° febbraio

Solo alcuni ascoltatori ricorderanno il nome di Jerry Essan Masslo. Era un rifugiato politico sudafricano, ucciso nel 1989 a Villa Literno dove soggiornava come bracciante che lavorava in nero. I suoi assassini gli rubarono poche migliaia di lire. Una storia come mille altre che non avremmo ragione di ricordare se non fosse che allora, poco più di 25 anni fa, Masslo divenne il simbolo di un fenomeno che l’Italia fingeva di ignorare: il cambiamento drastico da paese di emigranti a paese di immigrati. Masslo era un predicatore evangelico, e chi lo ha conosciuto ricorda bene come egli girasse spesso con la Bibbia in mano.

Fratelli e sorelle di Jerry Masslo è il titolo di un recente libro che contiene la prima ricerca scientifica sull’immigrazione evangelica in Italia. Senza saperlo, infatti Jerry è diventato il simbolo di un altro processo intrecciato a quello migratorio: la crescente presenza in Italia di evangelici provenienti da paesi come la Nigeria, il Ghana, le Filippine, il Brasile, la Romania… È grazie a queste presenze che si stima che ormai l’evangelismo italiano sia composto per il 40% circa da immigrati. Una percentuale che aumenta al 50% e oltre nel Nord-est e che, soprattutto, ci fa prevedere cambiamenti importanti nel futuro. Sono infatti molti i figli di immigrati evangelici che crescono sospesi tra la cultura dei genitori e quella del paese in cui finiranno per integrarsi.

Un evangelismo sempre più multietnico e multiculturale: è un dato importante e sorprendente che si riscontra anche nelle chiese storiche del protestantesimo italiano – quelle che hanno un importante radicamento nella storia nazionale, come valdesi, metodisti, battisti. Quali effetti questa novità produce nella vita delle chiese evangeliche? Come cercano di gestire questo eccezionale cambiamento? I modelli prevalenti sono due: quello del sostegno alle chiese etniche o migranti, ovvero di un accompagnamento di nuove chiese che si caratterizzano in base alla propria nazionalità: ghanesi, filippine, nigeriane e così via.

L’altro modello, forse prevalente nelle chiese protestanti storiche, è invece quello dell’integrazione, ovvero della costruzione di chiese multietniche e multiculturali. In una formula, il modello essere chiesa insieme. In questa rubrica parleremo di questa novità, di un evangelismo che parla, canta, prega in lingue diverse ma che cerca di testimoniare la stessa fede in Gesù Cristo.

Foto: Strage di Castelvolturno, con licenza CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons