Sfogliando i giornali del 30 gennaio
30 gennaio 2015
Gli attentati in Sinai, i nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania, l'estensione delle sanzioni europee contro la Russia, il futuro dell'oleodotto Keystone XL, la libertà condizionale per Eugene De Kock, uno tra i torturatori dell’apartheid
01 – Egitto, serie di attentati nella penisola del Sinai.
Almeno 27 persone sono state uccise ieri in un attentato nel nord del Sinai, mentre in un secondo attacco in un posto di blocco a Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, ci sono state altre 6 vittime ed è stato ucciso un ufficiale di stato maggiore dell’esercito egiziano. Complessivamente, la giornata di ieri ha visto 10 attacchi portati in tutto il territorio della penisola del Sinai. Tutti gli attentati sono stati rivendicati dal gruppo Ansar Beït al-Maqdis, affiliato allo Stato Islamico. Dopo gli ultimi fatti, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha deciso di interrompere la propria presenza al vertice dell’Unione africana in Etiopia.
02 – Nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania.
Israele ha annunciato la costruzione di 430 nuove unità abitative per i coloni sul territorio della Cisgiordania. Questa decisione arriva in contrasto con la condanna della comunità internazionale, che aveva diffidato il governo di Netanyahu dal costruire nuovi insediamenti, che rappresentano uno tra i problemi principali nella definizione di un’autorità palestinese riconosciuta come stato indipendente. Le Figaro racconta anche che le autorità israeliane hanno già rilasciato le gare d’appalto per l’estensione delle colonie già esistenti in quattro località della Cisgiordania. L’organizzazione israeliana Peace Now ha definito la decisione «una mossa pre-elettorale» in vista delle politiche del 17 marzo.
03 – L’Unione Europea estende le sanzioni contro la Russia. Anche la Grecia aderisce.
I ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno concordato di estendere di sei mesi le sanzioni mirate contro individui e aziende in Russia e in Ucraina orientale. Le restrizioni attualmente interessano 132 persone e 28 enti. Anche la Grecia, inizialmente contraria, ha aderito alle nuove misure nei confronti di Mosca. Nelle ultime ventiquattro ore, intanto, dodici persone, tra cui sette civili, sono morte nei combattimenti tra le truppe governative e i ribelli filorussi nell’est dell’Ucraina. Le autorità di Donetsk hanno fatto sapere che nella notte sono stati uccisi sette civili e altri 23 sono stati feriti. L’esercito ucraino ha invece annunciato la morte di cinque soldati e il ferimento di altri 23 nei combattimenti.
04 – Stati Uniti, il Senato approva la costruzione dell’oleodotto Keystone XL. Si va verso lo scontro istituzionale?
Il Senato degli Stati Uniti, a maggioranza repubblicana, ha approvato il progetto per il controverso oleodotto Keystone XL con 62 voti a favore e 36 contrari. L’oleodotto dovrebbe partire dal Canada e arrivare fino al Nebraska, attraversando quindi gran parte del paese. Il disegno di legge torna quindi alla camera, dove la maggioranza repubblicana dovrebbe approvare a sua volta, per poi arrivare al presidente Barack Obama, che, secondo le aspettative, potrebbe imporre il suo veto e andare così allo scontro istituzionale. Il dibattito sulla costruzione dell’oleodotto va avanti dal 2009 e finora Obama ha evitato di schierarsi apertamente, pur lasciando pensare ad un’opposizione al progetto.
05 – Libertà condizionale per Eugene De Kock, uno tra i torturatori dell’apartheid
Il ministro sudafricano della giustizia, Michael Masutha, ha concesso la libertà condizionale a Eugene De Kock, ex capo di un corpo di polizia segreto attivo durante il periodo dell’apartheid. De Kock ha trascorso vent’anni in carcere in quanto giudicato colpevole di aver torturato e ucciso numerosi attivisti che lottavano contro il regime di segregazione razziale, e per queste sue azioni è conosciuto nel paese come «l’assassino numero uno» dell’epoca dell’apartheid. Inoltre, De Kock è stato responsabile di sequestri, torture e omicidi compiuti in segreto anche fuori dai confini sudafricani tra gli anni ottanta e novanta. Per i suoi crimini era stato condannato a due ergastoli e a 212 anni di carcere nel 1996, ma il ministro della giustizia ha detto che la decisione è stata presa «nell’interesse della riconciliazione nazionale».